Google ha fatto sapere che aggiornerà a breve varie app per iOS con le informazioni dettagliate sulla privacy, le indicazioni stile “etichette nutrizionali” che obbligano gli sviluppatori di app a comunicare che tipi di dati raccolgono e quanti sono invasive.
Poche ore prima erano circolate voce secondo le quali Google finora avrebbe finora evitato di aggiornare le sue app allo scopo di non indicare espressamente e sinteticamente quali dati raccolgono e con quali finalità generali.
Un portavoce di Big G ha dichiarato al sito TechCrunch che l’azienda proporrà a breve le versioni aggiornate delle sue app e che una prima tornata di update arriverà già questa settimana.
A evidenziare che Google non aveva ancora aggiornato le sue app adeguandosi alle indicazioni obbligatorie da parte di Apple era stato il sito Fast Company, facendo notare che l’ultimo aggiornamento delle varie app di Big G per iPhone e iPad risaliva al 7 dicembre, esattamente un giorno prima che Apple rendesse obbligatorio per le app sull’App Store il nuovo meccanismo delle etichette per la privacy.
La novità delle etichette è stata accolta in modo particolarmente negativo da Facebook, polemizzando per l’impossibilità di predisporre pratiche di tracking e monetizzazione partenmdo dalle informazioni degli utenti. Facebook si è ad ogni modo adeguata e si comprende perché protestava per le etichette nutrizionali sulla privacy: a guardare i dati degli utenti che usano app come Facebook e Whatsapp si rimane a dir poco impressionati e si comprende il perché di varie indagini da parte delle autorità americane.
Apple should run a full page ad that’s just this :P pic.twitter.com/DTHh6FAtvZ
— Guilherme Rambo (@_inside) December 17, 2020
È possibile trovare i dettagli sulla privacy anche sul web: basta cercare il “nome app” e aprire la relativa pagina sul browser, scorrere verso il basso e leggere le etichette presenti. Per le app Apple non presenti nell’App Store, invece, è possibile trovare una panoramica dei dettagli sulla privacy di tutte le app Apple a questo indirizzo. In questo modo Apple ha messo sullo stesso piano applicazioni proprie e app terze parti, così da scongiurare il pericolo di reclami di altri sviluppatori.