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Google, a Apple il 36% dei ricavi sulle ricerche da Safari

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Negli USA continua la causa giudiziaria che vede Google accusata dal Dipartimento di Giustizia di abuso di posizione dominante nel settore dei motori di ricerca.

È già noto che Google paga annualmente Apple affinché il motore di ricerca di Big G sia quello proposto per default agli utenti sui dispositivi iOS e su Mac e ora Bloomberg riferisce della percentuale totale dei proventi che Apple riceve da Google.

Google offre ad Apple il 36% dei ricavi per le ricerche effettuate con Safari su iPhone, iPad e Mac. La percentuale in questione è stata indicata da un esperto economico che ha testimoniato per conto di Apple.

Secondo quanto riferito da Bloomberg, la percentuale rivelata ha creato imbarazzo al legale di Google, giacché il dato in questione avrebbe dovuto rimanere del tutto confidenziale.

Lo scorso mese nel corso dello stesso processo era emerso che l’Information Services Agreement (ISA) tra le due aziende valesse tra i 18 e i 20 miliardi di dollari in pagamenti annuali da Google ad Apple, pari al 14-16% dei profitti operativi annuali di Apple.

La Casa di Cupertino e Google hanno entrambe cercato di non rivelare dettagli sugli accordi; Big G  ha ribadito che rivelare queste informazioni può pregiudicare la sua competitività nel settore.

Google è da anni il motore di ricerca proposto per default sui vari sistemi operativi della Mela, un accordo che è stato rinnovato e rivisto più volte. Per Big G il vantaggio è quello di assicurarsi una posizione privilegiata tra i motori di ricerca; per Apple il beneficio è ovviamente il guadagno che ottiene annualmente dalle ricerche.

Google

L’accordo tra le due aziende è da molti considerati un palese esempio di comportamento anticoncorrenziale. Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, ha riferito che l’accordo in questione ha reso impossibile competere nel settore dei motori di ricerca, impedendo – a suo dire – a un competitor come Bing di emergere.

Microsoft avrebbe, tra le altre cose, cercato di vendere Bing a Apple, ma quest’ultima non è sembrata interessata, continuando a preferire il fruttuoso accordo con Google.

Se Google dovesse essere considerata colpevole, ovviamente il rapporto con Apple dovrà essere rivisto: tra le probabilità più logiche, l’obbligo di una schermata dalla quale sarà l’utente a decidere in fase di setup dei dispositivi il motore di ricerca da usare per default.

Non solo negli Stati Uniti ma anche in Giappone Big G è sotto esame da parte dell’autorità nazionale di regolamentazione della concorrenza.

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