Il governo degli Stati Uniti ha accettato di rimuovere Xiaomi da una block list dell’amministrazione Trump dopo che la società ha intentato una causa all’inizio di quest’anno.
A riferirlo sono direttamente i documenti depositati in tribunale, diffusi dalla redazione di Bloomberg. Xiaomi è stata aggiunta lo scorso gennaio a una particolare lista statunitense di presunte società militari cinesi, che avrebbe portato al blocco degli investimenti americani nell’azienda. Un po’ come accaduto per Huawei.
Le parti hanno concordato un percorso che risolverebbe questo contenzioso senza la necessità di un processo, afferma il deposito in tribunale. Altri dettagli non sono stati diffusi, ma entrambe le parti presenteranno una proposta congiunta prima del 20 maggio, secondo Bloomberg.
Verso la fine del mandato di Trump, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aveva dichiarato che Xiaomi è un’azienda controllata dall’esercito cinese e parte della “strategia di fusione militare-civile” della Cina. Xiaomi aveva risposto intentando una causa solo due settimane dopo, nella quale si esponeva che i suoi due co-fondatori possedevano il 75% dei diritti di voto e che non c’erano legami militari con la proprietà. Peraltro, nel ricorso si legge che tre dei suoi azionisti più importanti vi sono gruppi di investimento statunitensi.
A marzo, un tribunale statunitense aveva temporaneamente sospeso il ban, affermando che Xiaomi avrebbe probabilmente vinto il ricorso. Lo stesso Tribunale ha anche emesso questa ingiunzione sospensiva per evitare che la società avrebbe subito, nelle more del giudizio, “danni irreparabili”.
Al momento, il Pentagono, Xiaomi e le autorità cinesi non hanno ancora commentato lo sviluppo della vicenda.
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