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Gli USA chiedono alle società tech le fonti di disinformazione Covid

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Gli ingredienti dei vaccini contro il COVID-19 sono pericolosi; dentro questi vaccini ci sono i microchip: due esempi di come la disinformazione che ruota intorno alla pandemia ha ormai raggiunto un livello troppo alto, sicché i governi del mondo hanno deciso di intervenire. Il primo passo è stato fatto negli Stati Uniti da Vivek Murthy, 45 anni a luglio, militare di origini indiane a capo della task force anti-coronavirus di Joe Biden oggi e Chirurgo generale (colui che guida l’ufficio federale per la Salute pubblica e che si fa portavoce delle questioni sanitarie all’interno del governo) nell’amministrazione Obama, ordinando alle aziende tecnologiche di rivelare quali sono le fonti da cui provengono queste fake news.

«Si tratta di proteggere la salute della nazione» ha spiegato ai microfoni del Washington Post: «stiamo dando loro l’opportunità di essere aperte e trasparenti col popolo americano riguardo la disinformazione che circola sulle loro piattaforme». La richiesta di Murthy riguarda nello specifico social network, motori di ricerac, piattaforme di raccolta fondi, e-commerce e società di messaggistica istantanea. Per cominciare ha chiesto dati e analisi sulla tipica disinformazione sui vaccini già identificata dal CDC, l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli USA, che include i due esempi citati in apertura.

covid usa

L’amministrazione vuole sapere quanti utenti sono stati esposti a tale disinformazione e quali gruppi demografici potrebbero esserne stati colpiti in modo sproporzionato, e sta chiedendo di fornire anche l’elenco di individui e aziende che vendono prodotti e servizi correlati che non sono stati approvati. Ha anche chiesto agli operatori sanitari di presentare una documentazione che attesti come la disinformazione abbia danneggiato pazienti e comunità. Le società hanno tempo fino al 2 maggio per conformarsi alla richiesta, dopo di che saranno penalizzate.

La scorsa estate Murthy ha definito la disinformazione sanitaria «una minaccia urgente per la salute pubblica» che le società tecnologiche devono affrontare, aggiungendo che tale disinformazione «ha già causato danni significativi», dichiarazione quest’ultima che al momento manca però di informazioni e dati per poter definire e quantificare le effettive conseguenze. Questa nuova richiesta fa parte del Piano nazionale di preparazione al COVID annunciato nei giorni scorsi dalla Casa Bianca: «chiediamo a chiunque abbia approfondimenti rilevanti, da ricerche a set di dati, a condividerli con noi».

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