Chi scrive non capita spesso a Milano in auto ma giovedì scorso erano troppi gli appuntamenti in luoghi tanto lontani tra loro e alcuni di questi tanto periferici e poco serviti dalla metro e dai “mezzi” che sarebbe stato impossibile raggiungerli tutti insieme in un solo giorno.
Una scelta totalmente sbagliata: il traffico in una città come Milano, soprattutto in un giorno di pioggia, è qualcosa di impossibile o meglio inacettabile per delle individui raziocinanti: code interminabili ai semafori lungo i viali, il navigatore che ti fa entrare in area C per aiutarti a trovare la strada più breve ma anche la multa più grossa e infine impossibilità di trovare un parcheggio neanche dopo 40 minuti di girotondi infruttuosi. Alla fine l’unica scelta possibile è quella di abbandonare l’auto in uno dei pochi spazi liberi con le strisce gialle con il rischio di trovarsi con il veicolo rimosso, o con qualche fortuna, multato.
Ma ormai siamo qua, con 40 minuti di ritardo, abbiamo una scusa assolutamente credibile ma la conferenza è già iniziata. Si tratta di una comunicazione sulla salute e il mondo digitale ma alla fine tutti parlano di come hanno raggiunto il luogo in cui ci troviamo: uno dei colleghi che viene da fuori città racconta come abbia deciso di arrivare con il treno e prenotare una auto elettrica per raggiungere l’imparcheggiabile area dell’Università Bocconi.
A chi scrive, poco avvezzo alla frequentazione diretta del traffico della metropoli, si apre uno scenario: che sia questo, l’ambiente ottimale per far proliferare l’auto a guida autonoma di Apple e Google che si prefigura in questi mesi? Non sulle grandi autostrade o le strade extraurbane con il traffico troppo misto e soggetto a mille variabili ma in città come queste dove lo spazio aperto è in realtà un enorme deposito di mostri di ferro, vetro e gomma.
Non si tratterebbe soltanto di un sistema che fa risparmiare tempo, code e che permetterebbe di raggiungere luoghi non serviti dai “mezzi” ma rappresenterebbe di fatto una evoluzione urbanistica senza precedenti in grado di trasformare città come Milano in cui le strade sono occupate da lunghe strisce di auto a passo d’uomo. Nelle grandi città le aree di movimentazione sono a loro volta circondate da strisce di macchine parcheggiate parallelamente ingrassate da una seconda fila a spina di pesce: una volta erano grandi strade di comunicazione che, svuotate, potevano essere degne dei Boulevard di Parigi dopo l’intervento di Hausmann o che domani potrebbero diventare delle grandi “ramblas” meneghine.
Cosa potrebbe cambiare con la rivoluzione delle auto elettriche a guida autonoma?
Immaginatevi una città praticamente senza parcheggi a raso o in elevazione con immensi silos sotterranei in cui possono essere custodite migliaia di automobili a zero emissioni basate su motore elettrico.
Arrivate in città con il treno e davanti alla stazione o ad una fermata della metro vi aspetta da pochi secondi una di queste auto elettriche senza guidatore prenotata e attivata dalla geolocalizzazione del vostro smartphone: proviene da uno di questi parcheggi invisibili, anzi da quello più prossimo alla vostra partenza, in base ad un algoritmo ottimizzato. Preferite viaggiare da soli e la tariffa è di pochissimi euro ma avreste potuto risparmiare ancor di più se aveste scelto di condividere il trasporto con chi arriva con voi in stazione in un intervallo di 2 o 3 minuti e condivide con voi una parte del percorso.
L’auto parte silenziosa dalla stazione e percorre i grandi viali in una corsia riservata che fino a ieri era il parcheggio parallello alla strada, sempre pieno di auto posizionate lì stabilmente.
Certo c’è ancora qualche nostalgico a bordo di un taxi tradizionale che viaggia nella corsia normale ma a lui tocca la lunga trafila di semafori mentre voi siete perfettamente sincronizzati con tutti i verdi che si susseguono lungo il percorso perchè l’auto a guida autonoma è in grado di modulare la velocità dalla partenza all’arrivo in base agli incroci che ha con le altre auto simili. Ai vecchi guidatori tocca in ogni caso darvi la precedenza o regolarsi in base al vostro traffico che diventa il flusso principale.
Nei vecchi parcheggi a pettine che ospitano ancora qualche vetusto mezzo non autonomo sono state ricavate delle aree di sbarco e imbarco per le nuove auto in modo che possiate scendere a non più di qualche metro dalla destinazione.
Ecco siete arrivati! Scendete dall’auto prenotata e vi recate all’appuntamento di lavoro. A cinque minuti dalla fine dell’incontro cliccate un bottone sul vostro smartwatch e avvisate il sistema centralizzato che siete pronti per la prossima tappa. Scendete le scale e il nuovo mezzo a guida autonoma è li pronto, a pochi metri dal palazzo per portarvi alla destinazione successiva.
Percorrete i grandi viali di Milano completamente rilassati: non ci sono macchine parcheggiate in seconda e neppure in prima fila, l’auto vi porta a destinazione senza strappi, frenate improvvise, il solo inconveniente è la puzza di qualche raro residuato ante-elettrico che sta girando per la città con un permesso speciale e caro prezzo. L’auto può portarvi anche direttamente in centro visto che non fa rumore e non inquina e tanto dello spazio occupato dai mezzi dei residenti si è liberato per far vivere e scoprire nuove strade e piazze che prima erano soltanto uno spazio per piazzare enormi mostri di latta.
Certo ma quelli che abitano a Milano che possono fare? Come escono dall’area urbana e suburbana se l’autonomia dei veicoli elettrici è limitata? In realtà non hanno bisogno di portare la macchina sotto casa: arrivano fino ai grandi parcheggi di interscambio elettrico – tradizionale (in attesa di cambiare progressivamente le flotte circolanti) fuori dalle infernali tangenziali e grazie ad un sistema di bagagli, oggi tradizionale e domani modulare, passano gli oggetti da trasportare dall’auto a guida autonoma che effettua il transito cittadino a quella di famiglia che li aspetta per scappare dalla città.
Un sogno ingenuo? Forse gli androidi sognano pecore elettriche. Gli umani potrebbero accontentarsi di auto elettriche, magari autonome per sognare un futuro più confortevole, strade libere, parcheggi che diventano vie silenziose e giardini dove incontrare gli altri delle propria specie.