Forbes è riuscita ad avere dettagli su un mandato di perquisizione dal quale è stato possibile ottenere qualche elemento in più su come Apple intercetta e verifica il passaggio di materiale illegale su iCloud, in particolare prove di abusi sessuali su minori.
Rispetto ad altri casi, in merito ad abusi di questo tipo la multinazionale di Cupertino è particolarmente collaborativa con le forze dell’ordine, effettuando segnalazioni e dando una mano alle indagini. Apple non intercetta manualmente le mail ma usa tecnologie sfruttate anche da Google e Facebook. Non è dato sapere quale sistema di identificazione automatico viene sfruttato ma è probabile che si tratti di PhotoDNA, sistema messo a punto da Microsoft, donato anche al National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC), organizzazione non governativa statunitense.
Il sistema sviluppato da Microsoft Research è una tecnologia di corrispondenza delle immagini sviluppata in collaborazione con il Dartmouth College. PhotoDNA utilizza una tecnica matematica conosciuta come “Robust Hashing”, che consiste nel calcolare le caratteristiche distintive – hash – che rappresentano l’essenza di una foto. Una volta creata una firma univoca per un’immagine digitale, analoga a un’impronta digitale, questa può̀ essere confrontata con le firme di altre immagini al fine di trovare copie dell’immagine specifica.
Sfruttando PhotoDNA è possibile creare un collegamento tra le segnalazioni dei servizi online e le indagini delle forze dell’ordine per accelerare l’identificazione delle vittime, in modo che sia possibile prestare loro assistenza e consegnare alla giustizia i responsabili degli abusi ma anche ridurre il tempo di esposizione degli investigatori agli effetti logoranti derivanti dalla visualizzazione delle immagini degli abusi.
Del sistema abbiamo già parlato qui; dopo aver individuato e segnalato un messaggio di posta elettronica agli amministratori di Apple, questi ne osservano il contenuto. Nel caso in questione, riferisce Forbes, la persona aveva inviato 8 e-mail, tutte bloccate al loro trasferimento. In sette di queste erano presenti 12 foto. Tutti i messaggi e le immagini all’interno della mail erano identici. L’ottava mail conteneva 4 immagini, diverse dalle precedenti. Curiosamente, il mittente e il destinatario erano la stessa persona. Probabilmente, il mittente non riusciva a recapitare il messaggio a qualcuno e ha provato a mandare a se stesso più volte le mail (bloccate da iCloud).
Le immagini contenute in questi messaggi sono state esaminate da un team di Apple e un report inviato alle forze dell’ordine. Le autorità hanno quindi richiesto il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del soggetto – informazioni che quest’ultimo ha ovviamente fornito nella fase creazione del suo account iCloud; è stato fornito anche il contenuto dell’e-mail e dettagli su informazioni scambiate con altri utenti e file archiviati su iCloud.
Apple non ha indicato altri dettagli ma è chiaro che si tratta di un sistema per dare una mano nelle indagini sulla pedopornografia, aumentando in tal modo l’efficienza nel proseguimento delle attività̀ investigative nonché́ nella raccolta delle prove e nella preparazione dei casi contro i soggetti sospetti di pedopornografia.
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