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OS più vulnerabili del 2014, GFI riesce a mettere OS X e iOS in testa alla classifica

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Secondo GFI Software, azienda specializzata in sicurezza, i sistemi operativi OS più vulnerabili del 2014 sono stati OS X e iOS, i due sistemi operativi Apple. Per determinare questo dato, GFI ha raccolto tutte le segnalazioni del National Vulnerability Database (NVD), ovvero la lista di tutte le vulnerabilità pubbliche segnalate per tutti sistemi operativi durante il corso dell’anno, raggruppandole per dispositivi e per applicazione.

Secondo calcoli di GFI, OS X e iOS svettano alle prime due posizioni, rispettivamente con 147 e 127 vulnerabilità riscontrate nel 2014; in terza posizione Linux con 119. Seguono poi le varie versioni di Windows, da Windows Server 2008 a Windows Vista ed RT. In termini di applicazioni, la palma d’oro alla vulnerabilità va a Internet Explorer, con 242 vulnerabilità; seguono Google Chrome con 124 e Firefox con 117.

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I riscontri di GFI suscitano però un po’ di perplessità nel metodo di calcolo: innanzitutto l’azienda aggrega fra loro tutte le versioni di OS X, Linux ed iOS, mentre separa le vari versioni di Windows, metodologia di calcolo che ovviamente avvantaggia Windows, che invece nel complesso supera di gran lunga OS X con 248 vulnerabilità.

 

Oltre a questo GFI calcola le vulnerabilità in maniera abbastanza particolare: include nella lista solo quelle ammesse e riparate. Poichè Apple riporta ogni singola vulnerabilità riscontrata e assegna ad essa un CVE (Common Vulnerabilities and Exposures, Vulnerabilità ed esposizioni comuni), mentre altre software house non fanno lo stesso, Apple viene penalizzata. In aggiunta a questo GFI mette nella lista delle vulnerabilità, distinguendoli, i bug di iOS e di OS X, ma in realtà numerosissime di queste falle, sono la stessa falla che si verifica sulle due piattaforme. Infine inspiegabilmente GFI  calcola le falle di iOS ma non quelle di Android, che è molto più diffuso percentualmente di iOS, ma è escluso dai conteggi.

Potrebbe trattarsi di una coincidenza, ma la metodologia di calcolo sembrerebbe penalizzare appositamente i sistemi e prodotti Apple e Linux rispetto a Windows, almeno per quanto riguarda i sistemi operativi.

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