Confusione e la sensazione di essere traditi. Descrivono così il loro sentimento gli editori europei di fronte a quanto sta accadendo tra di essi ed Apple nel contesto della vicenda che diventa ogni giorno sempre meno decifrabile e più controversa degli abbonamenti alle riviste via iTunes. A prendere la parola nel corso delle ultime ore è stato Grzegorz Piechota, presidente europeo della International Newsmedia Marketing Association, una delle principalìi associazione nel campo delle pubblicazioni periodiche con più di 5000 membri di 80 differenti paesi.
«Quel che sta succedendo in questo momento è difficile da dire – spiega Piechota a Paidcontent – i rapporti tra editori ed Apple sono sempre stati diretti e non intermediati dalla nostra associazione. C’è molta confusione; Apple ha detto che non c’è stato alcun cambiamento nella sua politica, ma quando i loro responsabili parlano con gli editori dicono cose diverse. In più Apple ha discusso con qualcuno di loro e non con altri, qualcuno ha ricevuto una email qualcuno una chiamata informale al telefono». Quel che è successo oggi con il lancio di The Daily ha aggiunto ulteriore sconcerto: «stiamo discutendo di qualche cosa che non afferriamo interamente, un sistema di abbonamento che non è stato neppure annunciato. Ci spiegano che dobbiamo cancellare le attuali modalità, ma non ci spiegano nel dettaglio che cosa avverrà. Eppure c’è chi sembra sapere. Perché ci sono editori che sono stati informati e altri che non lo sono?»
Tutto questo sta suscitando negli editori non solo disorientamento ma anche frustrazione e la sensazione di essere stati usati. «Gli editori di giornali – dice Piechota – all’inizio hanno accolto a braccia aperte iPad. Pensavano che sarebbe stato un valido modo per accedere ai contenuti di quotidiani e riviste e per questo molti di essi hanno esaltato iPad e hanno investito sulle applicazioni per esso. Promuovendo le loro applicazioni hanno promosso iPad e l’hanno aiutato ad avere successo sul mercato. Ma ora Apple ci obbliga a vendere gli abbonamenti attraverso il suo sistema e questo significa concedere ad Apple il 30% della transazione e alla fine praticare per gli abbonamenti su iPad un costo più alto. Infine usando il canale di Apple si perde ogni contatto con il cliente. Molti editori si sentono traditi da queste scelte».
Secondo il presidente europeo di INMA Apple starebbe operando per il suo esclusivo interesse. Cupertino spunta poco dalle app rispetto a quanto percepisce dallhardware, ma la situazione potrebbe rapidamente cambiare man mano che il mercato matura e le vendite di iPad calano. «C’è un grande business nei contenuti, un business a lungo termine. Apple – dice Piechota – vuole fare soldi e hanno capito possono farlo diventando intermediari in questo business grazie al successo della loro piattaforma». Ma se la prospettiva da cui si pone Apple è comprensibile, lo diventa molto meno se ci si mette dalla parte opposta. Secondo l’associazione degli editori la Mela si propone sempre più come la nuova Microsoft: «stanno coprendo tutto il settore, forniscono la piattaforma e il dispositivo e ora vogliono anche mettersi a gestire il sistema di riscossione. Non si è liberi di scegliere. Questa situazione mi ricorda i problemi antitrust che ha avuto Microsoft con Internet Explorer».
Anche l’associazione degli editori pensa, dunque, come sembrano fare alcune testate francesi, belghe e olandesi ad un’azione per sondare la legittimità della posizione di Apple? Pichota spera che non sia necessario: «l’azione legale è l’ultimo passo da intraprendere- si legge ancora nell’intervista -; si rallentano le azioni e si danneggiano i rapporti tra loro e noi. Il primo passo deve essere il dialogo. Dobbiamo capire dove vuole arrivare Apple». Probabilmente qualche cosa di più se ne saprà al termine di un incontro convocato a Londra per il 17 febbraio quando gli editori si troveranno per confrontarsi sulla posizione da assumere in merito all’intera vicenda.