Obbligare o non obbligare, questo è il dilemma. Negli ultimi mesi, complice il caso di San Bernardino, di cui trovate tutte le vicende raccolte in questa sezione, è forte il dibattito relativo alle possibilità di sblocco dei dispositivi elettronici oggetto di casi in tribunale. Costringere un imputato in tal senso violerebbe infatti il quinto emendamento della Costituzione statunitese che tutela i soggetti dall’auto-incriminazione.
Da questo momento c’è però un precedente a favore delle forze dell’ordine in quanto a Los Angeles un giudice avrebbe ordinato a una donna di sbloccare il suo iPhone attraverso la scansione dell’impronta digitale. Non sembrerebbe esserci stata una forte resistenza da parte del sospettato (che non ha comunque fatto successivamente ricorso), con lo sblocco avvenuto in meno di un’ora dall’arresto.
In base a quanto si apprende, l’FBI avrebbe agito grazie a un mandato che per l’appunto richiedeva lo sblocco dell’iPhone tramite Touch ID, anche se al momento non è chiaro cosa stessero cercando nel dispositivo della donna, arrestata con l’accusa di furto d’identità. Per riuscire nell’intento, le forze dell’ordine si sarebbero appellate a due leggi: una stabilisce che la polizia può requisire il telefono se in possesso di un mandato, l’altra definisce la possibilità di prendere le impronte digitali senza l’approvazione di un giudice.
Nonostante ciò, non è comunque ancora chiaro se e come sia possibile combinare le due cose: mentre infatti prendere un’impronta digitale non equivale a testimoniare, entrarne in possesso per sbloccare un telefono potrebbe esserlo. Ad esempio in un caso precedente, avvenuto in Virginia nel 2014, fu stabilito che le impronte digitali potevano essere richieste, mentre non poteva esistere l’obbligo di ottenere il codice di sblocco dei dispositivi.
Di fatto, con questo nuovo episodio è stato creato un precedente che in futuro potrebbe essere utilizzato dalle forze dell’ordine in indagini per altri casi, costringendo i sospettati a sbloccare i propri dispositivi.