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I giocattoli smart di Google spaventano chi difende bimbi e privacy

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Un brevetto di Google per la creazione di giocattoli smart in grado di ascoltare e osservare gli utenti fa preoccupare alcune associazioni statunitensi per la difesa della privacy. I giocattoli in oggetto (ne abbiamo parlato qui) integrano “elettronica interattiva di supporto ai segnali sociali”, in grado di analizzare la voce dell’utente, il linguaggio del corpo, comprendere se si sta comunicando con loro direttamente e rispondere di conseguenza, un brevetto definito da SmartUp (una società che si occupa di diritti degli utenti) “uno dei più inquietanti di sempre”.

I giocattoli in questione – orsacchioti e altri animali di peluche –  integrano microfoni e telecamere in grado di monitorare l’ambiente circostante sfruttando – tra le altre cose – motori di controllo e connessioni wireless a internet. L’idea ricorda per molti versi Amazon Echo, altoparlante “intelligente” costantemente collegato alla rete elettrica e al cloud, in grado di fornire informazioni, notizie, consentire l’ascolto di musica e altro attraverso i comandi vocali.

Un innesco consente al giocattolo immaginato da Google di girare la testa verso la sorgente delle richieste, osservando l’utente e rispondendo, assumendo anche espressioni simili a quelle umane (battendo le ciglia, spalancando gli occhi, sollevando e ruotando la testa, corrugando la fronte e così via). Il brevetto lascia intendere che i giocattoli smart saranno “carini” per incoraggiare i bambini a usarli e che utenti di tutte le età troveranno semplice interagire con loro rispetto ad altri sistemi.
Brevetto
“I timori per la privacy sono palesi giacché i dispositivi hanno la capacità di memorizzare conversazioni e registrare attività” dice Emma Carr, direttrice di Big Brother Watch, associazione per la difesa della privacy. “Quando questi dispositivi mirano specificatamente ai bambini, questo per molti va oltre ogni limite”. “I bambini devono essere in grado di giocare in privato, senza paura di una invasione passiva nella loro privacy”. “È semplicemente inutile”. Anche il Center for Democracy and Technology ha commentato la questione sostenendo che i genitori dovranno essere “particolarmente vigili” nei prossimi anni quando avranno a che fare con i giocattoli, indipendentemente se prodotti o meno con brevetti di Google.

Indipendentemente da cosa farà Google con il brevetto in questione, esistono già giocattoli con funzionalità simili. A febbraio di quest’anno Mattel ha ad esempio presentato un modello di Barbie parlante che consente di apprendere vocaboli e interloquire con i bambini sfruttando il Wi-Fi. Già all’epoca Nicole A. Ozer, direttore dell’area tecnologica dell’American Civil Liberties Union del Nord della California, aveva parlato di tecnologia “inquietante” domandandosi “Che cosa è registrato, per quanto tempo è conservato, chi può accedere o condividere questi dati?”.

L’associazione CCFC (Campaign for a Commercial-Free Childhood) promuove da qualche tempo l’assenza di prodotti con finalità pubblicitarie e lesive della crescita dei bambini, spiegando che le conversazioni con i giocattoli in grado di riconoscere la voce e i più piccoli potrebbero dar vita a una violazione della privacy e dei diritti dei minorenni. In una petizione (firmata già da oltre 25.000 persone), l’associazione chiede di bloccare la vendita di Hello Barbie. Mattel, da parte sua, insiste che la Barbie non è intrusiva o proattiva e di non avere intenzione di annullare la produzione.

 

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