GIMP è un programma di fotoritocco open source molto noto tra gli utenti GNU/Linux (e l’acronimo GIMP sta appunto per GNU Image Manipulation Program). Non ha alcune delle caratteristiche avanzate che hanno rinomati editor professionali ma gli strumenti a disposizione sono completi, è supportata l’elaborazione con più metodi colore, mette a disposizione strumenti di selezione e maschere, effetti, filtri, script e altri tool sempre utili per chi è alla ricerca di un programma semplice per la modifica, creazione d’immagini. Anche le funzioni d’importazione ed esportazione sono comode e il software può essere utile anche come semplice strumento di conversione.
La versione 2.8.0 scaricabile da questo indirizzo, è compatibile con Mac OS X 10.6.x Snow Leopard e OS X 10.7.x Lion (sullo stesso sito si trovano le release precedenti, compatibili con le versioni più vecchie di OS X) e vanta alcune novità interessanti: la conservazione dei medatati EXIF e IPTC nelle immagini TIFF e JPG, la modalità di funzionamento a singola finestra (è possibile selezionare se lavorare con più finestre o attivare la modalità a finestra singola), le finestre raggruppabili a dock (a colonne), miglioramenti nell’interfaccia utente, la separazione delle funzioni di esportazioni (ora è un menu separato), una funzione per raggruppare i layer, l’utilizzo della libreria CAIRO per l’antialiasing dei testi. Altre novità meno rilevanti, sono: la possibilità di eseguire semplici operazioni aritmetiche in alcune finestre di dialogo (espressioni tipo “’30in + 40px’”), miglioramenti nelle opzioni per la creazione dei pennelli, un nuovo strumento denominato “Cage” per la trasformazione a mano libera, un plug-in per il supporto del formato Jpeg2000 e molto altro. Le note di rilascio dell’ultima release si trovano qui.
Il software richiede X11 (su Snow Leopard e Lion installato per default). La prima volta che si avvia il programma potrebbe essere necessario attendere qualche minuto per la costruzione della lista dei font presenti nel sistema; siate dunque pazienti, anche se non vedete nulla, il programma sta funzionando. Tra i compromessi di cui bisogna ovviamente tenere conto l’interfaccia non esattamente in stile Mac e certamente più pasticciata (è facile fare confusione tra i menu standard del Mac e i menu X11).
[A cura di Mauro Notarianni]