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Giappone, anche Sharp non se la passa bene

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Uno dopo l’altro i giganti giapponesi dell’elettronica stanno annunciando perdite e risultati deludenti. Nintendo ha per la prima volta in trent’anni annunciato di essere in perdita, Olympus è stata costretta ad allearsi con un altro big del settore, Canon ha visto crollare le vendite, Sony, Toshiba e Panasonic si destreggiano tra perdite e ricavi in calo. All’elenco delle società del Sol Levante con problemi si aggiunge ora Sharp, crollata in Borsa ai minimi da 31 anni dopo aver previsto una perdita per l’anno fiscale di 2,9 miliardi di euro. I profitti per l’azienda sono diminuiti dell’86% negli ultimi nove mesi e, aspetto ancora più preoccupante, il produttore non si attende alcun ricavo fino alla fine dell’anno fiscale (che termina a marzo). Anche il periodo delle festività natalizie e di capodanno (nel quale in genere i lavoratori giapponesi ricevono bonus invernali che spendono in acquisti importanti) è stato deludente. La maggiorparte delle vendite in Giappone si è concentrata in autunno, ma solo grazie a un incentivo statale per il passaggio alla televisione digitale.

Sharp ha annunciato di aver ridotto la produzione dei grandi pannelli a cristalli liquidi utilizzati su prodotti high-end di terze parti e sui televisori Aquos. Anche l’ascesa dello Yen è stata una delle cause che ha portato alla situazione attuale: il ritorno della moneta giapponese a ridosso dei massimi storici sul dollaro ha indotto il ministro delle Finanze giapponese Jun Azumi a parlare di speculazione valutaria, annunciando di essere pronto a intraprendere «azioni decisive». 

Tornando a Sharp, l’azienda ha deciso di concentrarsi su due pannelli LCD anziché su cinque modelli in precedenza in lavorazione, lavorando in particolare su nuovi modelli di qualità elevata destinati a futuri smartphone e tablet (iPhone e iPad?). Anche qui però le cose non vanno esattamente per il verso giusto: il produttore ha confermato di essere in ritardo di due mesi rispetto alla tabella di marcia prevista.

sharp logo

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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