La Germania vuole colpire duro e propone di istituire un’esemplare multa contro Facebook: 500 mila euro per ogni bufala o notizia falsa diffusa sul social network che non verrà rimossa tempestivamente. Facebook ha recentemente annunciato nuovi strumenti contro la diffusione delle bufale sul suo social network, ma se una legge di questo tipo diventasse realtà, Mark Zuckerberg avrebbe bisogno di ben altro rispetto a quanto oggi disponibile.
La coalizione di governo tedesca, che include l’Unione Democratica Cristiana, il partito di Angela Merkel, ha affermato di volere introdurre una legge sulla diffusione delle bufale, delle notizie false e delle espressioni d’odio sui social network prima delle elezioni 2017, ma è stato il presidente del partito socialdemocratico tedesco, Thomas Oppermann, a suggerire la nuova legge che prevederebbe anche che le aziende come Facebook siano costretto ad istituire un ufficio con sede in Germania allo scopo di verificare e rimuovere quotidianamente la diffusione di notizie false ma anche con espressioni di violenza ed odio fra gli utenti. Secondo l’attendibile Deutsche Welle, i legislatori tedeschi sterebbero però anche valutando di rendere anche più dura la norma obbligando a cancellare le bufale o le espressioni di odio entro 24 ore dalla loro comparsa, pena una multa di 500.000 euro per ciascun singolo articolo condiviso.
La proposta sorge dai timori che la diffusione di notizie fasulle possa avere un qualche effetto sulle prossime elezioni parlamentari tedesche che si svolgeranno nel prossimo 2017, come avvenuto nel caso delle elezioni presidenziali in USA e probabilmente anche per il recente referendum costituzionale italiano. Ricordiamo che solo pochi giorni fa all’insediamento di Paolo Gentiloni ha subito iniziato a circolare una falsa notizia secondo cui il neo presidente del consiglio avrebbe detto che gli italiani devono rassegnarsi a fare sacrifici se vogliono uscire dalla crisi. Pubblicata da un sito specializzato in bufale, la falsa affermazione è stata presa per vera e condivisa decine di migliaia di volte su Facebook suscitando contumelie ed insulti e certo un danno di immagine immotivato per Gentiloni.
