L’intelligenza artificiale coinvolge tutti i settori, anche quello della privacy e dell’editoria in Italia: l’accordo tra il creatore di ChatGPT OpenAI e il gruppo editoriale italiano Gedi è nel mirino del Garante della Protezione dei dati personali.
L’accordo siglato a settembre di quest’anno permette a OpenAI di impiegare i contenuti editoriali delle testate e pubblicazioni Gedi, tra cui La Repubblica e La Stampa, nelle risposte del chatbot AI.
L’avviso del Garante rivolto a Gedi è di prestare attenzione alla vendita a OpenAI dei dati personali contenuti nell’archivio dei giornali. Questo perché potrebbero essere impiegati per addestrare gli algoritmi di ChatGPT e degli altri modelli di OpenAI.
Nella comunicazione il Garante sottolinea che gli archivi digitali dei giornali conservano le storie di milioni di persone, incluse informazioni e dettagli, anche personali ed estremamente delicati. Dati che non possono essere ceduti in licenza per l’utilizzo a terze parti e per l’addestramento di AI, senza le dovute cautele.
Secondo il Garante che ha avviato una istruttoria al riguardo, la valutazione dell’impatto fornita da Gedi non analizza “Sufficientemente la base giuridica in forza alla quale l’editore potrebbe cedere o licenziare in uso a terzi i dati personali presenti nel proprio archivio a OpenAI, perché li tratti per addestrare i propri algoritmi”.
Tra i dati in questione ci possono essere infatti informazioni delicate o di carattere giudiziario su milioni di persone. Dati che non possono essere concessi in licenza senza la dovuta cautela, altrimenti si viola la normativa privacy UE.
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