iPhone ha conquistato più del 15% del mercato europeo degli Smartphone ed è ormai ad una incollatura da Motorola nella classifica globale dei disposibili mobili. Questo quanto emerge dai dati di Gartner così come essi sono stati comunicati a Macity da Carolina Milanesi, research director del gruppo Mobile Devices della società di analisi di mercato.
«iPhone – dice al nostro sito Carolina Milanesi – è stato un successo anche in Europa. Le cose sono andate bene, perlomeno tanto bene quanto ci si poteva attendere. Il trimestre è stato importante sotto il profilo dei numeri se si pensa che Apple si è collocata al quinto posto nella classifica globale della telefonia cellulare con 1,8 milioni di unità vendute. Un dato eccellente anche perché si deve pensare che secondo i nostri calcoli, Motorola è sì davanti, al quarto posto, ma solo di 300mila pezzi. Apple in Europa è anche seconda nel mercato degli Smartphone e tutto questo è accaduto partendo da zero».
Che cosa hanno apprezzato i clienti europei di iPhone?
«Il profilo dei clienti europei di iPhone – dice l’analista di Gartner – è del tutto particolare. Al momento è stato acquistato, oltre che dagli appassionati Apple, da coloro che volevano esattamente quel dispositivo e non erano indecisi tra esso e un altro prodotto della stessa categoria. Si tratta di una classe di clienti a parte, che sono entrati in un negozio perché cercavano un gadget che potesse essere un segno distintivo, uno status symbol, oppure per comprare quello che attendeva da tempo affascinati dal prodotto».
iPhone per gli europei è stato solo un fenomeno di immagine?
«Non direi. Il prodotto quando lo si conosce è davvero diverso da tutto il resto. Ed è su questa differenza dal resto dei telefoni che ha costruito il suo successo. Per altro ancora oggi chi vuole avere da un dispositivo mobile quel che offre iPhone non trova nulla di paragonabile. Ci sono molti touch screen, nessuno fa quello che fa iPhone».
Neppure lo Storm di Rim?
«Non l’ho ancora usato abbastanza per dare un giudizio. Ma al momento l’ecosistema che Apple ha costruito intorno ad iPhone e la stretta integrazione tra hardware e software è difficile da eguagliare. Soprattutto l’App Store rappresenta un’idea geniale che gli altri ancora non hanno avuto ancora la possibilità di avvicinare e anche questo è stato importante. Anche Nokia sotto questo profilo deve fare ancora della strada. Direi che non basta avere un touch screen per fare concorrenza ad iPhone».
Possiamo pensare che per i prossimi mesi Apple continuerà ad avere la stessa forza trainante?
«Il trimestre in corso non credo sarà molto probante. Nei canali alla fine dello scorso trimestre c’erano ancora diversi iPhone che saranno venduti nel corso del presente trimestre. Poi ci sarà l’effetto Natale sommato, se guardiamo a fuori dall’Europa, a quello dell’arrivo in nuovi mercati. Credo che per capire quale sarà il vero destino di iPhone dovremo attendere il trimestre successivo. In quel momento Apple dovrà fare qualche cosa per conquistare il pubblico che quando pensa ad un telefono non considera un iPhone»
Ad esempio?
«Ci possono essere interventi: cosmetici, lievi variazioni all’hardware o un ribasso di prezzo. Le stesse cose che Apple ha fatto, più o meno, lo scorso anno quando iPhone era disponibile solo negli Usa. Allora ha cancellato il modello da 4 GB e diminuito il prezzo».
Ma quest’anno c’è la variabile della crisi economica…
«In realtà una buona parte della gente che compra iPhone è poco sensibile al tema della crisi. Altri rinunciano a prodotti diversi per comparsi un iPhone. Piuttoso penso che il problema possa essere diverso: i contratti biennali che sono imposti dagli operatori mobili. Si tratta di un problema serio che i carrier dovranno prima o poi prendere in considerazione».
Cioè?
«Cioè: in questo momento la gente comincia a rendersi conto che a fronte di un acquisto economico del terminale fa seguito un contratto oneroso di lunga durata e i clienti con la crisi e dopo le esperienze fatte fino ad oggi ci penseranno di più. I contratti biennali dovranno essere riconsiderati; per altro a rimetterci sono anche i produttori di telefoni; chi fa un contratto di due anni non cambia telefono. Noi a Gartner abbiamo calcolato che il ciclo determinato dai contratti a lunga durata, 18 o 24 mesi, ha determinato una forte riduzione di vendite di hardware proprio per la tendenza a non comprare nuovi cellulari quando è attivo un contratto».
Per quanto riguarda l’Italia, come è andato iPhone?
«Non abbiamo dati specifici da fornire pubblicamente. Posso però dire che le cose sono andate bene, almeno dal nostro punto di vista. Il mercato ha accolto positivamente l’iPhone e le cifre sono state di buon livello; Apple è tra i primi cinque produttori di cellulari (non solo smartphones) anche in Italia. Questo considerando vari aspetti, dal costo del terminale al fatto che l’Italia ha una grande propensione per le prepagate mentre gli operatori hanno spinto molto sui contratti, è sicuramente un buon dato»
E come è andato iPhone in Italia in rapporto all’Europa?
«La Francia è il miglior mercato nel Vecchio Continente; dietro vengono Germania e Regno Unito e a poca distanza l’Italia. I cinque principali paesi, comprendendo anche la Spagna, sono comunque abbastanza vicini uno all’altro».