Fujitsu potrebbe essere visto come l’ultimo, o quasi, giapponese degli smartphone, un termine che vale sia in termini figurati che in termini pratici visto che l’azienda del Sol Levante che produce cellulari resiste, come i combattenti del Pacifico, a fatica assieme a pochi altri compagni di avventura circondato nell’isola (anche qui inteso in tutti e due sensi…) da una pletora di agguerriti concorrenti senza alcuna speranza di vincere. Ma ora potrebbe essere giunto il tempo di alzare bandiera bianca: il colosso dell’IT sta cercando di liberarsi e vendere la sua divisione mobile. La decisione sarebbe data principalmente dalla crescente concorrenza che l’azienda deve affrontare su un mercato in cui pochi riescono a trovare spazio e a capitalizzare i propri sforzi produttivi.
Fujitsu aveva già scorporato le proprie attività sul mercato della telefonia mobile in un’azienda separata lo scorso febbraio suscitando l’interesse di alcuni fondi di investimento, tra cui il Polaris Capital Group e CVC Capital Partners, nonché quello Lenovo Group, società cinese già attiva a livello globale non solo sul mercato della telefonia, ma nota in questo ambito per avere il controllo dello storico marchio Motorola.
Il primo giro di proposte potrebbe partire già in settembre, e dovrebbe portare offerte in decine di miliardi di yen (centinaia di milioni di dollari), secondo il Nikkei. Fujitsu, con sede a Tokyo, smetterà di sviluppare e produrre telefoni cellulari, ma cercherà comunque di mantenere una quota di minoranza nel settore e di mantenere vivo il proprio brand di telefonia mobile.
L’avvento degli smartphone ha praticamente fatto piazza pulita della maggior parte dei produttori di smartphone giapponesi, attivi non solo in patria ma anche all’estero: degli 11 presenti fino a pochi anni fa solo tre sono sopravvissuti (con non poca fatica), ovvero Sony, Sharp e Kyocera.
Altri storici attori, come Panasonic, NEC, Toshiba e Mitsubishi sono stati schiacciati dalla concorrenza ed hanno dovuto ritirarsi dal settore.