Oggi è facile, molto facile. Ma anche ieri non scherzavano. E neanche ieri l’altro. Parliamo dei rumors di Apple, le indiscrezioni che tracimano, gocciolano e percolano fuori dal fortino di Cupertino e rotolano in rete. Una volta però passavano sulla stampa specializzata e addirittura in televisione, come si vede da questo telegiornale del 1988 che mostra il potere delle indiscrezioni.
Si parla di Macintosh Portable, anzi più che portabile diremmo oggi “trasportabile”, perché precedette il PowerBook 100, il primo moderno computer portatile della storia di Apple. Ma anche il Portable non era male, nonostante la vecchia concezione (ricordiamo che fu lo studio di design californiano Ideo e il genio di Bill Moggridge, recentemente scomparso, a concepire la forma a conchiglia dei portatili di ieri e di oggi, usati per la prima volta sullo Space Shuttle), e comunque divenne anche un segreto di Pulcinella, dato che un memo interno di Apple, 160 pagine per la precisione, finì nelle mani della stampa, che così fu capace di anticipare a tutti la novità.
Il meccanismo, allora come adesso, era lo stesso: la stampa generalista, in questo caso la televisione di San Francisco KGO nella persona dei due conduttori del telegiornale Pete Wilson e Suzanne Saunders Shaw, intervista David Bunnell, direttore di una pubblicazione ovviamente cartacea dell’epoca (Macintosh Today) che spiega cosa gli ha dato la sua “gola profonda”, una fonte anonima interna di Apple che ha passato segreti industriali al giornalista.
C’è però una differenza: a differenza di oggi, periodo in cui viene fornito al pubblico qualsiasi informazione nei suoi più minimi dettagli, all’epoca il fair play dei giornalisti imponeva di parlare del prodotto in generale limitando però i dettagli: niente particolari. Piuttosto, si chiede al direttore della rivista come sia possibile che un memo così corposo abbia lasciato Infinite Loop per finire tra le mani della stampa, perché questo tipo di informazione “può aiutare i concorrenti di Apple a pianificare i loro prodotti”.
In realtà, spiega con logica un po’ troppo limitata, Apple non corre nessun rischio di “copioni” perché i prodotti basati su Macintosh sono una particolarità della sola Apple e nessuno può commercializzare niente di simile. E anzi, il giornalista televisivo suggerisce (dando il via a una delle teorie della cospirazione più popolari tra gli esegeti del mondo Apple) che sia stata Apple stessa a rilasciare questa informazione facendo finta sia una polpetta prelibata “rubata” dalla cucina di Cupertino. Una polpetta avvelenata, invece, perché fa pubblicità ai prodotti dell’azienda. Ma poi lo stesso Bunnell spiega che Apple fa pubblicità ai suoi prodotti solo molto più a ridosso del lancio e non sei mesi prima, facendo capire che forse non è stata una fuga di notizie pilotata. Comunque, conclude Bunnell, il “superiore interesse” del pubblico ad essere informato è quello che ha spinto la rivista a pubblicare i segreti industriali forniti dall’anonima fonte.
Giusto per la cronaca: il Macintosh Portable costava 7.300 dollari dell’epoca, venne commercializzato il 20 settembre del 1989 e aveva caratteristiche particolari: schermo bianco e nero a matrice attiva da 640 per 400 pixel, processore 6800 da 16 MHz, 1 MB di Ram. Pesava 7,2 Kg ed era spesso 38 centimetri. La maggior parte del peso e dell’ingombro derivava dalla batteria al piombo da 5 Watt 13 Ampere e dalla tastiera meccanica full size. Venne sostituito nel 1991 dal PowerBook 100, che costava 2.300 dollari, e dai PowerBook 140 e PowerBook 170.