In Francia la direzione generale della concorrenza, consumo e repressione delle frodi (DGCCRF) vuole 48,5 milioni di euro da Apple e ha citato l’azienda presso il Tribunale di commercio di Parigi. Secondo la DGCCRF, autorità che – tra le altre cose – si occupa di pratiche commerciali sleali, i contratti che Apple ha siglato con gli operatori di telefonia mobile, non sono legali.
Stando a quanto riporta BFM Business, l’indagine è iniziata nel 2013 commissionata da Pierre Moscovici (ex Ministro francese dell’Economia, dell’Industria e del Digitale), Arnaud Montebourg (ex ministro dell’Economia nel governo) e Fleur Pellerin (ex Ministro delegato alle Piccole e Medie imprese, all’Innovazione e all’Economia digitale). La DGCCRF, alla quale sono conferiti principalmente poteri istruttori tesi all’accertamento delle pratiche commerciali sleali, con agenti che hanno la facoltà di agire raccogliendo informazioni e documenti, afferma che alcune clausole dei contratti che Apple ha fatto firmare agli operatori “manifestano la sottomissione” alla Mela, con “rilevanti squilibri” a favore di Apple, in contrasto con quanto previsto dal codice commerciale (articolo L442-6). Gli operatori sarebbero obbligati ad acquistare un lotto minimo di iPhone per tre anni, rispettare la politica dei prezzi Apple e finanziare da soli le campagne pubblicitarie, un insieme complessivo di dieci clausole considerate illegali (si tratta, oltretutto, di clausole che dovrebbero rimanere “confidenziali” e che gli operatori non dovrebbero rivelare).
L’Autorità chiede ad Apple di rimborsare 14 milioni di euro all’operatore SFR, 11,6 milioni di euro a Orange, 8,2 milioni di euro a Free e 6,7 milioni di euro a Bouygues Telecom. DGCCRF, inoltre, chiede anche una sanzione di 8 milioni di euro. Oggetto del procedimento è la filiale francese, ma anche quella irlandese: Apple Distribution International. La multinazionale della Mela – appoggiata dal prestigioso studio legale britannico Freshfields, sostiene che la giustizia francese non ha competenza in materia giacché i contratti prevedono che il foro competente è quello di Londra ed è in tale sede che ogni eventuale controversia dovrebbe essere risolta. Il caso dovrebbe essere discusso nei tribunali d’oltralpe nel giro massimo di due anni. Un diverso caso per il quale in Francia Apple è stata indagata nel 2013 per concorrenza nel mercato delle applicazioni mobile, non ha portato alla fine ad alcuna sanzione. L’autorità garante ha dichiarato di non essere riuscita a far comprendere quanto siano complesse le pratiche legate alla concorrenza nel settore delle app ma ha spiegato di “rimanere molto vigile sulla questione”.
Nel maggio del 2013 la Commissione Europea ha avviato una indagine sulle modalità con le quali iPhone è venduto agli operatori di telefonia in Europa verificando se la società della Mela stia usando o meno politiche di vendita anti-competitive e attivato restrizioni tecniche sull’iPhone per affermarsi e tagliare fuori concorrenti. Un questionario di nove pagine è stato spedito ai carrier, con domande che puntano a chiarire i termini di distribuzione dello smartphone e comprendere se questi possano aver favorito Apple e impedito ai rivali di ottenere migliori accordi di vendita.
Voci su una indagine sugli accordi tra Apple e gli operatori mobili risalgono a marzo del 2013. Alcune realtà che lavorano nel campo della telefonia avevano presentato un esposto alla Commissione denunciando pratiche anticompetitive. L’Ue, oltre che attendere e poi esaminare le risposte degli operatori dovrà eventualmente dimostrare che Apple ha una posizione dominante nel settore degli smartphone, cosa che allo stato attuale delle cose, specialmente in Europa, appare non semplice vista la forte concorrenza di Samsung.