Prima i dazi di Trump e le tensioni commerciali tra USA e Cina poi, aggiungiamo noi, anche la pandemia: secondo il presidente di Foxconn «La Cina non è più la fabbrica del mondo». Durante la presentazione dei risultati del secondo trimestre, superiori alle previsioni come abbiamo riferito, il dirigente ha rilasciato importanti dichiarazioni che confermano la spinta alla diversificazione geografica per fornitori e partner commerciali di Apple, sopratutto per iPhone.
Ormai da oltre un anno i principali assemblatori di Cupertino si stanno attrezzando per evitare i dazi aggiuntivi entrati in vigore per diversi prodotti di elettronica di consumo, oltre che periodicamente minacciati dall’amministrazione Trump su nuove categorie di dispositivi e di mercati. Questo ha portato al potenziamento di fabbriche e stabilimenti al di fuori dalla Cina, inclusi importanti investimenti in India, Vietnam, Taiwan e altri paesi ancora.
«Non importa se è l’India, il Sud-est asiatico o le Americhe, ci sarà un ecosistema di produzione in ciascuno» ha dichiarato Liu Young-way presidente di Foxconn durante la conferenza stampa svoltasi a Taipei per la presentazione dei risultati trimestrali, riportato da Bloomberg. Ma come rilevato per la catena di approvvigionamento Apple serviranno diversi anni per poter creare ecosistemi simili in altre nazioni, nel frattempo la Cina è destinata a rimanere un luogo chiave per Foxconn e molte altre società, Apple inclusa.
In ogni caso prima le tensioni commerciali tra USA e Cina e poi il blocco totale delle fabbriche in Cina a febbraio hanno ampiamente dimostrato che è troppo rischioso per Apple concentrare tutta la sua produzione o quasi in un unico paese, indipendentemente da quale sia. Più volte negli ultimi mesi le indiscrezioni dall’Asia indicano Apple impegnata a spingere i proprie partner e fornitori a rafforzare gli stabilimenti fuori dalla Cina e a crearne di nuovi.
Il presidente di Foxconn offre anche una stima della diversificazione in corso: al momento circa il 30% del totale della produzione Foxconn è realizzato fuori dalla Cina, lo scorso anno era il 25%. Pur rimanendo vago il dirigente ha indicato che questa percentuale potrebbe aumentare ulteriormente il prossimo anno. Ma la dichiarazione che la Cina non può più essere considerata la fabbrica del mondo lascia pochi dubbi in proposito.
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