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Foxconn, la fabbrica per costruire iPhone negli Usa? Non ora, forse mai

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L’idea di realizzare uno stabilimento negli USA dedicato alla produzione degli iPhone, non è più qualcosa su cui scommettere. Dubbi emergono dopo alcune recenti dichiarazioni del presidente di Foxconn.

Sia Foxconn, sia Pegatron, avrebbero valutato l’apertura di stabilimenti dedicati all’assemblaggio negli Stati Uniti. L’idea, sollecitata dopo le dichiarazioni di Trump in campagna elettorale, è stata sondata nei mesi passati dagli assemblatori che lavorano per Apple. Portavoce di Pegatron avevano tempo addietro dichiarato di aver valutato negativamente l’idea; Foxconn, invece, nonostante perplessità relative ai costi di sub-fornitura, sembrava avere intenzioni serie al punto che un portavoce della multinazionale aveva espressamente confermato di stare elaborando l’idea, avendo in programma di produrre sul suolo statunitense “iPhone e Mac”.

Terry Gou, presidente di Foxconn, – probabilmente dopo specifiche valutazioni – sembra ora avere cambiato idea. Stando a quanto riporta Nikkei Gou ha detto ai giornalisti di essere “impensierito” relativamente agli incentivi offerti dal governo USA e su quanto questi potrebbero arrivare tempestivamente.

“Sono preoccupato riguardo al fatto che gli Stati Uniti siano in grado di risolvere tutte le questioni relative agli investimenti nel giro di pochi mesi” ha detto Gou, aggiungendo ancora che negli USA manca manodopera qualificata e tutta la catena d’approvvigionamento globale di cui normalmente l’industria che produce ad esempio i display ha bisogno”.

“Gli Stati Uniti offrono programmi di incentivi per gli investitori stranieri? Attendiamo l’approvazione di specifici provvedimenti di legge e che le autorità americane prendano decisioni”.

Parlando delle catene di approvvigionamento in Cina, Gou ha detto di volere collegare Shenzhen, Guangzhou e il Delta del Fiume delle Perle (uno dei principali poli della crescita economica cinese). “Lì stiamo portando avanti la completa catena logistica”. Ha detto anche di non volere vedere una guerra commerciale tra “le due principali economie mondiali” e di non voler dover scegliere tra i due mercati.

Nel corso della sua campagna elettorale, Trump tuonò contro la Casa di Cupertino, accusata di produrre i suoi dispositivi all’estero: “Riusciremo a far produrre ad Apple i suoi dannati computer in questa Nazione, anziché in Paesi stranieri”; in seguito aveva minacciato l’adozione di un dazio del 45% sui dispositivi prodotti in Cina, se Pechino non avesse smesso di svalutare lo yuan al fine di rendersi competitiva sui mercati internazionali.

Foxconn

 

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