Resta complicato per Apple lavorare in Cina provando a far rispettare i suoi rigorosi standard anche ai suoi partner locale. Lo provano le accuse piovute addosso a Catcher Technology, azienda tra le più importanti nel gruppo dei fornitori di Cupertino.
Secondo alcune realtà che si occupano di qualità del lavoro come l’ONG China Labor Watch (CLW) menzionate da Bloomberg, nel complesso industriale di Suqian, città-prefettura della Cina nella provincia dello Jiangsu, i dipendenti lavorano rimanendo in piedi fino a 10 ore in ambienti di lavoro torridi, producendo senza sosta i case esterni destinati ad Apple per gli iPhone, manipolando inoltre agenti chimici a volte senza l’uso di guanti o maschere.
Occhiali e cuffie di protezione non sempre sarebbero disponibili, un problema in un ambiente nel quale le macchine industriali sono rumorose e spruzzano minuscole particelle metalliche o liquidi refrigeranti. Secondo CLW il rumore in questi ambienti arriva o supera gli 80 decibel, elemento che normalmente rende obbligatorio per il datore di lavoro mettere a disposizione dei lavoratori dei dispositivi di protezione individuale per l’udito. Gli effetti sulla salute dovuti a un’esposizione al rumore possono essere diversi, in relazione al tipo di rumore, ai tempi di esposizione e alle condizioni di esposizione. Fuori servizio, gli operai ritornano in sporchi dormitori disseminati nella struttura dove non sempre hanno a disposizione docce e acqua calda. I supervisori forniscono maschere di qualità ai dipendenti solo il primo giorno chiedendo successivamente loro di acquistare guanti da cucina per proteggere le mani.
All’interno dei reparti l’odore è insopportabile, nonostante i filtri che dovrebbero consentire di far fuoriuscire i fumi delle macchine da taglio. Testimonianze riferiscono di scarsa formazione (4 ore contro le 24 regolamentari) su questioni di sicurezza e gestione dei materiali. Unica “consolazione”, se così si può dire, è che CLW non ha individuato nella struttura lavoratori minorenni.
Oltre a questo il fornitore di Apple, non nuovo ad accuse di questo tipo, offre 2$ l’ora agli operai, persone reclutate attirando milioni di poveri lavoratori senza istruzione, senza i quali la produzione di smartphone e molti altri gadget non sarebbe possibile.
In questa struttura Apple ha in passato già eseguito delle indagini dopo segnalazioni di questo tipo ed è stata anche molto severa: ripristinare subito le condizioni minime di accettabilità del lavoro e poi operare per offrire un ambiente salubre e che rispetti la dignità umana e i diritti dei lavoratori.
Nel “Progress Report 2016” sulla Responsabilità̀ dei fornitori Apple ha indicato il Codice di condotta che i fornitori devono seguire, garantendo un ambiente di lavoro più̀ sicuro, un trattamento equo dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. È in assoluto uno dei più̀ rigorosi del settore, e in molti casi sancisce obblighi e tutele superiori a quelli previsti dalle normative locali. “Per conformarsi al Codice di condotta” spiega Apple “tutti i fornitori sono tenuti a rispettare i severi requisiti previsti dai nostri Standard sulle responsabilità̀ dei fornitori, che valgono indipendentemente da normative locali, politiche aziendali e pratiche culturali o commerciali in uso nei diversi Paesi”.
Apple esegue periodicamente degli Audit, valutando per ogni struttura problemi legati alla sfera sociale, all’ambiente, alla salute, alla sicurezza e al tipo di lavorazioni svolte, ma anche tenendo conto di segnalazioni provenienti da interlocutori come le ONG e dal personale interno, e raccogliendo in forma anonima le rimostranze dei dipendenti su eventuali mancanze o soprusi.
Anche in questa occasione Apple sembra avere subito preso la situazione sul sergio”Sappiamo che il nostro lavoro non è mai terminato” ha dichiarato un portavoce della Mela, “e indaghiamo qualsiasi denuncia fatta”. “Continuiamo a dedicarci a fare tutto il possibile per proteggere i lavoratori della nostra catena di fornitori”.