Chi aveva programmato di trascorrere le vacanze con una maratona a Fortnite si è visto letteralmente sfilare il succoso programmino da sotto al naso appena dopo aver digerito (si spera) il carichissimo pranzo di Natale. Come confermato dalla società sviluppatrice Epic Games, per diverse ore i giocatori non hanno avuto la possibilità di accedere al gioco e unirsi alle partite a causa di un sovraccarico dei server. Le stesse pagine di stato del videogioco indicavano infatti la dicitura “Interruzione parziale” per i servizi e “Prestazioni degradate” per accesso e matchmaking.
Non è la prima volta che i giocatori subiscono un blocco di Fortnite e come da tradizione il malcontento che ne è conseguito ha avuto una portata di livello mondiale. D’altronde succede sempre nei periodi di vacanza, proprio perché l’afflusso è maggiore, e in questo caso sarà stata molto probabilmente complice la nuova console di gioco presente sotto l’albero di migliaia di ragazzini.
Nel caso specifico il problema era legato al superamento della missione natalizia “Take the Elf”, un bug – risolto nelle scorse ore – che aumentava i tempi di attesa dei giocatori fino a bloccarne del tutto l’accesso. Peccato allora che la pausa sia durata così poco, visto che è capitata in un momento in cui, in più di ogni altri, si dovrebbero mettere da parte ogni genere di attività solitaria per lasciarsi sollazzare dall’amore della famiglia – senza entrare nel profondo citando il ricordo del vero significato del Natale, perché si andrebbe a parlare di cristianità e in un paese dove non si fa affetto fatica a rimuovere presepi e crocifissi dai luoghi pubblici la grido della libertà di culto risulterebbe quantomeno inappropriato.
Peccato, dicevamo, perché non si sta parlando di astinenza da cioccolatini ma di Fortnite, un videogioco che è passato perfino dalla bocca dell’Organizzazione mondiale della sanità lo scorso giugno, costretta a riconoscerne la dipendenza come una malattia. Basti pensare che soltanto nel Regno Unito, Fortnite è stato citato in più di 200 cause di divorzi e starebbe rovinando l’adolescenza di migliaia di ragazzini, con casi estremi in cui sentono la necessità di restare connessi per più di 12 ore di fila per cercare di vincere sfide che vedono confrontarsi 99 giocatori contemporaneamente.
Anche gli atleti professionisti ne sarebbero dipendenti: lo staff dei Vancouver Canucks della National Hockey League dichiara di averlo dovuto bandire in quanto impediva l’organizzazione di riunioni e cene di squadra. Si vocifera perfino che David Prince dei Boston Red Sox della Major League Baseball abbia fornito una prestazione disastrosa contro gli storici avversari dei New York Yankees a causa di problemi al polso che potrebbero essere stati esacerbati da Fortnite. Altri giocatori di baseball professionisti ne sono così assoggettati che hanno perfino trovato il modo di collegare il gioco al sistema video dello stadio per potercisi trastullare tra un turno di allenamento e l’altro. Ben vengano le pause forzate da Fortnite, allora, soprattutto a Natale.