Dalla fine dello scorso anno in vari settori industriali vi è carenza di microchip, un problema che colpisce, tra le altre cose, anche l’industria automobilistica, e che secondo vari analisti potrebbe danneggiare la ripresa dalla crisi dell’ultimo anno, già complicata dalla pandemia.
Ford ha fatto sapere che la carenza di chip potrebbe costringere a dimezzare la produzione nel trimestre in corso; i giapponesi di Honda hanno annunciato che il prossimo mese fermeranno la produzione in tre stabilimenti per cinque o sei giorni, e anche BMW ha per gli stessi motivi avvisato di rallentamenti in sue strutture in Germania e Inghilterra.
Il New York Times a inizio mese ha riferito che solo negli USA si stima che quest’anno saranno prodotte 450 mila automobili in meno, con una perdita economica di 15 miliardi di dollari ma altre stime sono ancora più alte e parlano di una perdita di oltre 600 mila vetture.
La carenza di chip si sta espandendo in altri settori e anche Samsung e Apple hanno riferito di probabili ritardi nelle consegne degli ultimi prodotti (Tim Cook ne ha parlato nella presentazione dei dati dell’uktimo trimestre fiscale). La carenza è dovuta a varie cause: la pandemia da coronavirus ha rallentato la produzione in vari stabilimenti e fermato/allentato i rapporti con catene di approvvigionamento globali; sempre la pandemia ha comportato un aumento della domanda di dispositivi elettronici di vario tipo (solo a gennaio le vendite di microchip sono cresciute del 13,2%); altri problemi sono stati causati dalla guerra commerciale tra amministrazione USA di Donald Trump e il governo cinese, portando varie aziende ad accaparrare più microchip possibili, prima che sanzioni e divieti andassero in porto.
A ottobre dello scorso anno inoltre, un incendio ha distrutto una importante fabbrica di microchip in Giappone e quest’anno la tempesta di neve che ha colpito il Texas ha bloccato per diverse settimane alcune fabbriche.