Florian Mueller, il blogger esperto in grane legali che coinvolgono le aziende del settore IT, definisce “coraggiosa” la decisione dell’antitrust del governo sud coreano di indagare su Samsung. Quest’ultima è una grande realtà che contribuisce al 15% (alcuni dicono anche il 20%) del prodotto interno lordo del paese e in quanto tale ha un enorme peso politico. È ancora presto per dirlo, ma la mossa dell’autorità garante per la concorrenza dimostra ad ogni modo che il governo sud coreano non è disposto ad assoggettarsi alle decisioni tattiche di Samsung riguardo all’utilizzo di brevetti da fornire secondo i termini FRAND (fair, reasonable and nondiscriminatory: a condizioni giuste, ragionevoli e non discriminatorie).
Mueller fa notare tra le altre cose un articolo del Korea Times nel quale John Read, a capo dell’antitrust statunitense, ha diplomaticamente dichiarato di “sperare” che Samsung possa vendere i suoi prodotti negli Stati Uniti, nonostante il verdetto con il quale la società sud coreana è stata condannata per contraffazione di brevetti e al pagamento di un miliardo di dollari ad Apple.
I più critici verso Apple (compresi i molti che si oppongono a qualsiasi tutela giuridica riguardante le proprietà intellettuali), hanno denigrato la decisione della giuria a favore di Cupertino, con la blogger Pamela Jones di Growlaw che ha addirittura definito “fascisti” i giurati che non sono riusciti a invalidare i brevetti Apple. La Jones è nota da prima per essere da sempre dichiaratamente avverso a SCO, la società che ha accusato GNU/Linux di violare la sua proprietà intellettuale, e recentemente per il suo impegno nel diffondere notizie in merito alla causa che ha visto contrapposte Oracle e Google sulla presunta violazione di brevetti di Android.
La battaglia tra Samsung e Apple non è ad ogni modo facile da semplificare e non può essere vista alla stregua di una lotta tra un Davide dell’open source e un gigante Golia armato di brevetti e proprietà intellettuali varie. Sia Samsung, sia Apple, stanno cercando di far valere i propri diritti l’uno contro l’altro a colpi d’ingiunzioni sulle vendite dei prodotti. La differenza è che Apple vuole proteggere quelle che vede come invenzioni originali, mentre Samsung tenta di sfruttare i suoi contributi a standard aperti (es. il 3G e le specifiche LTE) a condizioni non giuste, non ragionevoli e discriminatorie, nella speranza di far mollare ad Apple la presa sui suoi brevetti e sfruttare i risultati delle ricerche di Cupertino nei propri dispositivi.
Benché da alcuni ora vista quasi come un simbolo dell’oppressione contro i brevetti, non bisogna dimenticare che Samsung stessa si è più volte opposta e denunciato quando l’ha ritenuto opportuno altre aziende. Ad esempio ha fatto causa a LG per violazioni di brevetti concernenti i pannelli OLED delle HDTV richiedendo milioni di dollari per danni. Discorso simile per chi vede in Google l’eroe buono che con Android combatte il mondo delle proprietà intellettuali di Apple. Motorola, sussidiaria di Google, sta da tempo intensificando gli sforzi per bloccare le vendite di Cupertino, millantando diritti su brevetti ritenuti essenziali nel settore, comportamento che è sfociato nelle recenti indagini per violazione delle norme sulla concorrenza.
[A cura di Mauro Notarianni]