Il magazine statunitense Laptop, dedicato alla mobile-technology parla di Flash su Android e non lo fa certo in termini lusinghieri. “Sarei stato l’ultima persona sulla terra” dice l’editor Avram Piltch, “a credere nelle parole di Steve Jobs, quando nel corso della D8 conference disse a Walt Mossberg che Flash aveva i giorni contati”. E ancora: “Ho interpretato le riflessioni di Jobs su Flash come una grande capacità di intrattenere il pubblico, ma dopo aver passato del tempo con il Flash Player 10.1 sul nuovo Droid 2, il primo telefono Android 2.2 con il player pre-installato devo ammettere che Steve Jobs aveva ragione”.
A detta della rivista, l’affermazione secondo la quale la tecnologia è equivalente alla versione desktop, è quanto meno inesatta. La riproduzione di filmati su siti che Adobe afferma dovrebbero funzionare richiede tempi di caricamento lunghissimi, i filmati si riproducono a saltelli o si blocca del tutto. A detta del magazine, solo i siti ottimizzati per i dispositivi mobile funzionano senza problemi.
Anche sul versante dei giochi vi sono vari problemi: a parte numerosi giochi che per loro natura richiedono la presenza di una tastiera, molti titoli sembrano “impantanarsi” o diventano incontrollabili, anche quando affermano di essere ottimizzati per i dispositivi touch.
Il browsing di siti web che utilizzano Flash risulta molto lento e poco reattivo poiché è necessario attendere che il software carichi il contenuto Flash. Spesso saltando le presentazioni, vi è il rischio di mandare in crash il browser, più di quanto accade sulla versione per macchine desktop.
Benché, dunque, Flash 10.1 funzioni potenzialmente bene nelle situazioni nelle quali la risoluzione e le azioni sono ottimizzate per un telefono, l’impressione è che il plug-in è al momento poco stabile e funzionale e mette a dura prova l’affidabilità degli smartphone.
Steve Jobs ha spiegato i motivi tecnici per cui Apple ha deciso di lasciare fuori la tecnologia Adobe in una lettera pubblicata ad aprile di quest’anno sul sito aziendale. Tra i sei motivi citati dal CEO di Apple, affidabilità, sicurezza e prestazioni, i lunghi tempi di Adobe per prendere nota e correggere bug.
[A cura di Mauro Notarianni]