«Non siamo cresciuti abbastanza». E’ il sunto dell’analisi del CEO di Fitbit che, nel presentare i risultati finanziari del quarto trimestre, ha annunciato una serie di operazioni atte a ridurre i costi e riportare la sua società sulla cresta dell’onda. Nei tre mesi antecedenti ad oggi Fitbit ha venduto 6,5 milioni di dispositivi, numeri che, tra smartwatch e activity tracker, si traducono in 580 milioni di dollari, pari a una crescita del 17% e perciò inferiore al +25% che l’azienda si era invece prefissata come target (725–750 milioni di dollari).
«Siamo convinti che questa prestazione non riflette il valore del nostro marchio» ha esordito James Park «Durante le feste la domanda è stata leggermente inferiore alle nostre aspettative, in particolare durante il Black Friday, tuttavia stiamo continuando a crescere in alcuni mercati selezionati tra cui in EMEA (acronimo dell’inglese Europe, Middle East e Africa, ndr) dove negli ultimi tre mesi il fatturato è cresciuto del 58%». Questi risultati tuttavia dimostrano che il mercato degli indossabili sta probabilmente raggiungendo il punto di saturazione, dal punto di vista Fitbit in parte giustificata anche dalla forte concorrenza di grandi aziende come Samsung e Apple.
Tra i tagli «necessari» è previsto il licenziamento di 110 dipendenti, pari a circa il 6% della forza lavoro che, combinato a una maggiore attenzione nelle spese di marketing, dovrebbe garantire alla società di San Francisco di risparmiare 200 milioni di dollari che saranno destinati invece in ricerca e sviluppo.
In quest’ottica Fitbit si è già data molto da fare nell’ultimo anno, a partire dall’acquisizione di Coin, startup specializzata in pagamenti contactless, e più di recente con Pebble e Vector Watch. Per quanto riguarda il futuro, Park incalza «Sfrutteremo la nostra posizione di leader nel mercato per offrire un’esperienza ancora più personalizzata per i nostri clienti», presumibilmente aggiornando i prodotti esistenti per offrire maggiori funzionalità.