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Firenze, una mattina con Nicholas Negroponte e l’Olpc

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Lucia de Siervo è seduta accanto a uno dei più celebrati guru dell’era digitale. E sorride, perché ha portato a casa un progetto che vale una legislatura. Lei è assessore del comune di Firenze, la prima città  nel mondo che ha firmato la convenzione con la fondazione creata da Nicholas Negroponte (per intenderci, quello che si è inventato vent’anni fa il Media Lab del Mit) per portare a casa migliaia di piccoli laptop super-economici per bambini, il frutto del lavoro di parecchi anni di Negroponte.

La scena è la sala colazioni dell’hotel Savoy in piazza San Firenze, subito dietro Palazzo Vecchio, la sede del Comune fiorentino. Sarà  una mattinata lunga: Negroponte è arrivato la sera prima da Boston apposta per andare in comune e firmare a fine mattinata l’accordo con l’amministrazione, e nel primo pomeriggio ripartirà  per New York. Prima, ci saranno la conferenza stampa, l’incontro con i giornalisti e gli esponenti dell’intellighenzia digitale fiorentina, l’evento pubblico nel Salone de’ Dugento, sede del consiglio comunale fiorentino. La cornice storica di Firenze imbarazzerebbe moltissimi americani per il peso della storia che abita le sue scale monumentali e i suoi saloni affrescati, ma non Negroponte che è laureato in architettura e che a metà  degli anni Sessanta proprio a Firenze veniva con la scusa di studiare arte ed architettura per frequentare la fidanzata dell’epoca.

L’orario è molto presto, almeno per questo tipi di eventi: la sala del Savoy è aperta alle otto per l’incontro a colazione (nel senso letterale del termine di prima colazione) con Negroponte. E Lucia de Siervo sorride, seduta accanto al guru. Perché l’idea di portare a casa il laptop che ha rivoluzionato il mondo dell’elettronica di consumo informatica, mostrando che il re è nudo (cioè che non serve spendere necessariamente mille o duemila euro per avere un computer portatile, come dimostra anche l’Eeepc di Asus, che costa 299 euro) è sua. Nata quasi per caso, attraverso un giro di coincidenze e di casualità  che hanno fatto arrivare sul tavolo dell’assessore questa opportunità  come se fosse piovuta dal cielo. E forse lo è davvero, visti i tempi.

Nicholas Negroponte è una persona disponibile e molto, molto umile: spiega che l’idea del laptop è nata in realtà  prima che lui ci mettesse mano, grazie al genio di un matematico ed educatore sempre del Mit, cioè Seymour Papert, allievo di Jean Piaget, padre del linguaggio di programmazione Logo e fondatore sempre al Mit dell’Epistemology e Learning Research Group. Oltre che dall’idea originaria di un altro straordinario personaggio, caro anche agli amanti della storia di Apple,cioè Alan Kay, che ha vinto un Turing Award (il Nobel dell’informatica) anche per aver ideato negli anni Settanta il DynaBook, prototipo di tutte le learning computer machine da passeggio, ovverosia i moderni laptop o computer portatili.

Nicholas Negroponte è però anche una persona rivoluzionaria e non nasconde di voler stravolgere il mondo, con il suo OLPC: l’idea è quella di cambiare in maniera radicale il modo in cui si impara, rompendo le convenzioni e lasciando liberi i ragazzi di imparare ad imparare, più velocemente di quanto non facciano i loro insegnanti ad esempio. E far saltare le gerarchie, creando un nuovo mondo di ragazzi che possano giocare, studiare, imparare, anche spaccare e riparare le macchine che li metteranno in rete. Perché l’OLPC non è solo un piccolo e super-economico computer, ma una opportunità  di creare delle inedite reti senza fili tra giovanissimi, per scambiare, scambiare, scambiare. Conoscenza, informazioni, idee, esperienze. Rompendo l’assioma della pedagogia interessata di Microsoft (che infatti si è molto arrabbiata quando è nato il progetto di Negroponte, basato su una distribuzione Fedora Linux di Red Hat e totalmente devoto all’idea di Open Source) che i giovani debbano essere esposti il prima possibile all’interfaccia di Windows. Dopotutto, se prendono l’abitudine da giovani, poi chi li staccherà  più nella vita adulta dai paradigmi e dalle abitudini contrattte in così giovane età ? Un’idea talmente buona che Negroponte la sta utilizzando come leva per sabotare la massificazione, oltre che per gettare un ponte oltre al divario digitale, delle nuove generazioni in quelle aree del mondo che oggi stannno contando poco perché in via di sviluppo ma che domani, quando i miliardi di persone che li popolano saranno arrivati a maturazione economica, stravolgeranno gli equilibri e i paradigmi correnti.

Nicholas Negroponte è un radicale, che non esprime opinioni politiche (ma che strizza l’occhio sorridendo quando sente nominare Barack Obama) ma dice con furbo candore che Wikipedia è la rivoluzione che sta cambiando la nostra società . E che ancora non ci siamo neanche cominciati a rendere conto di quanto cambierà . E l’assessore Lucia de Siervo, che pure amministra nella giunta del sindaco fiorentino Leonardo Domenici che ha avuto una brutta “falsa partenza” con Wikipedia italiana, querelandola per il modo scorretto in cui veniva riportato il suo curriculum, è serena e convinta che in realtà  dopo questo primo incontro un po’ burrascoso possa nascere ‘€“ è un classico ‘€“ una grande amicizia tra Firenze e Wikipedia. Dopotutto, aggiunge l’assessore, Firenze è stata la prima città  per secoli a fare moltissime cose: rimettere l’individuo al centro del cosmo con l’Umanesimo, recuperare la cultura classica con il Rinascimento, abolire la pena di morte con il Granduca Leopoldo (e anche inventare la partita doppia contabile con i Medici, aggiunge il cronista). Perché non potrebbe essere anche la prima, nella sua migliore tradizione di città  culla della cultura, ad abbracciare dopo il progetto di Negroponte anche quello della cultura diffusa dal basso e collaborativa attraverso la rete?

Sorride Lucia de Siervo: sta lavorando con soddisfazione e passione genuina rara per un politico, di questi tempi. Nicholas Negroponte sorride amabile accanto a lei. Tra poche settimane, i bambini fiorentini e quelli di tanti paesi africani riceveranno i loro laptop. Si creeranno reti, le persone che nell’ombra hanno lavorato perché questo progetto potesse realizzarsi potranno anche loro sorridere, soddisfatte. Per una volta, buone notizie. Di quelle che purtroppo non vanno spesso sui giornali, ma che sono importanti da conoscere.

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