Con un articolo che non mancherà di far discutere, Jean-Louis Gassée prevede «Il fine partita del Mac» così come lo conosciamo oggi ma non si tratta del solito scenario apocalittico e catastrofista, bensì di una previsione basata sui numeri, concreta e, tutto considerato, decisamente realistica.
L’ex top dirigente francese che ha sostituito Steve Jobs alla guida della divisione Macintosh nell’era John Sculley e poi responsabile anche dei progetti avanzati di Cupertino, fino alla sua fuoriuscita da Apple, esamina numeri e fatturato del Mac, iPhone e iPad e da qui elabora la sua previsione. Preso da solo il business Mac vale per Apple 22,8 miliardi di dollari di fatturato: se fosse una società a se stante Mac Incorporated sarebbe la 123esima società nella classifica Fortune 500.
Ma ora anche i Mac, come i PC già da diversi anni, rientrano in un mercato in contrazione, quello dei computer, che i costruttori PC Windows affrontano con la guerra al ribasso dei prezzi che Cupertino non seguirà mai, come lo dimostrano ampiamente i nuovi MacBook Pro proposti con nuove caratteristiche a prezzi super premium. I margini di Apple sui Mac, stimati intorno al 25% dimostrano che la strategia di Cupertino paga, contro un margine del 4,3% circa stimato per i profitti della dvisione PC di HP.
Il rinnovo sempre più lento dei Mac è una conseguenza del calo vendite dei PC: Cupertino investe più risorse, i talenti migliori e maggiori per rinnovare iPhone e iPad ogni anno perché rispettivamente fatturano 136 miliardi di dollari e 20,6 miliardi di dollari. Ancora una volta fatturato e numeri danno ragione alla visione di Apple, che mantiene rigorosamente separati gli universi iOS e macOS, rispetto a Microsoft che sostiene invece la fusione con i computer ibridi ma per ora con fatturati sensibilmente inferiori al totale dei Mac e iPad.
La previsione di Jean-Louis Gassée è meticolosa e precisa come i numeri e l’analisi fin qui riassunti. Mentre usiamo MacBook con processori Intel a 1,2 GHz, il nuovo iPhone 7 Plus funziona con un processore ARM Apple A10 che funziona a 2,34 GHz e che sembra per molti aspetti molto più potente del primo. Ma diverse parti comuni di iOS e macOS sono già pronte per girare sia su Intel che su Apple Ax.
Da anni è previsto l’avvento dei Mac con processori ARM Apple Ax ma secondo Gassée questa volta non sarà Apple a decidere quando spiccare il salto. Questa volta niente rivoluzione dall’alto: a decidere saranno i numeri, i fatturati. Il balzo arriverà in base al numero degli utenti iOS e anche per il totale degli sviluppatori che, probabilmente, non dovranno nemmeno convertire le loro app.