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Fibra ottica: a che punto è l’Italia

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L’Italia della Fibra Ottica è lo specchio di un paese che, come avviene in molti altri settori, vive un presente condizionato dai dubbi e dalle scelte sbagliate del passato. Se i tempi del monopolio SIP sono un ricordo ormai lontano nella memoria, le dispute tra i gestori degli ultimi anni sul controllo della rete telefonica in rame e sulla copertura del territorio nazionale con i più moderni cablaggi in Fibra Ottica non hanno certo aiutato l’Italia a diventare un termine di riferimento internazionale per la diffusione della banda larga e ultralarga.

Definita più volte la “cenerentola d’Europa” per il numero di accessi a Internet e per la velocità media di navigazione, negli ultimi anni il nostro paese ha cercato di colmare il gap accumulato nel passato con gli investimenti degli operatori e gli interventi a sostegno della crescita, numerosi, da parte dei vari governi che si sono succeduti nel tempo.

I risultati, anche se non straordinari e ben lontani dagli obiettivi 2020 dell’Agenda Digitale Europea, si cominciano a vedere: gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’AGCOM, riferiti al 2016, dicono che le linee con accesso a Internet a banda larga sono circa 16,4 milioni, con un aumento su base annua che si attesta a quota 950mila nuove attivazioni.

Qualcosa si sta dunque muovendo sul fronte della crescita di Internet veloce su tutto il territorio, ma il ritardo nei confronti degli altri paesi europei emerge in tutta la sua forza quando si vanno ad analizzare le velocità medie di navigazione. Sempre secondo l’AGCOM, infatti, lo speed test supera i 10 Mbit/s per ben il 64% delle linee, relegando invece alla quota del 23% quelle oltre i 30 Mbit/s.

Sono proprio i 30 Mbit/s a rappresentare la velocità di download che segna il passaggio dalle connessioni ADSL a quelle in Fibra (più precisamente con tecnologia FTTC). Un passaggio spesso sofferto o addirittura ancora inaccessibile per buona parte degli utenti; ne sanno qualcosa tutti coloro che visitano regolarmente le pagine web dei comparatori di tariffe ADSL (fra cui ricordiamo ad esempio Facile.it) alle ricerca delle migliori offerte internet su Fibra Ottica, ma destinati – in buona parte dei casi – a vedere deluse le loro speranze di copertura.

fibra ottica

Grazie all’ingresso sul mercato all’ingrosso di Open Fiber e il rinnovato impegno del gruppo Telecom Italia sul fronte della copertura del paese con la Fibra Ottica FTTH, oggi capace di raggiungere la velocità di 1 Gbit/s in download, il passaggio dal doppino in rame alle reti di nuova generazione potrebbe segnare un deciso stacco con il passato, capace addirittura di reggere il confronto con la tecnologia mobile 5G e le infinite aspettative che la circondano.

Lo sanno bene anche le istituzioni, come dimostra il Decreto Legge 16 ottobre 2017, n. 148 che, oltre a reintrodurre la fatturazione mensile, affida all’AGCOM il compito di fare chiarezza tra le offerte dei gestori obbligandoli a definire “infrastruttura in fibra ottica completa” solo “l’infrastruttura che assicura il collegamento in fibra fino all’unità immobiliare del cliente”, ovvero con tecnologia FTTH. Il testo integrale del Decreto Legge è disponibile sulla Gazzetta Ufficiale

Sullo sviluppo della Fibra Ottica in Italia, proprio l’AGCOM è chiamata al duplice ruolo di controllore sull’operato dei gestori e, insieme, di organismo di servizio per il cittadino che vuole informarsi prima di sottoscrivere un’offerta di telefonia fissa o mobile. La dimostrazione più evidente è quella che arriva dal recente lancio del sito web di AGCOM con le mappe della diffusione delle reti di accesso a Internet in Italia grazie al quale è possibile avere una panoramica completa delle infrastrutture attive nella zona di interesse.

Per comprendere quale sia l’utilizzo di Internet e delle nuove tecnologie in Italia, al confronto con i principali paesi europei e non, è invece possibile affidarsi all’approfondimento dell’Ofcom, l’AGCOM del Regno Unito, intitolato “International Communications Market Report 2017”. Dal documento, in lingua inglese, emergono dati interessanti, come la leadership dell’Italia per il possesso di tablet e digital radio, ma anche gli scarsi investimenti per la pubblicità online.

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