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Una Panda funzionante con un carburante prodotto dai reflui fognari? A dimostrare l’efficacia di questa alimentazione sarà il lungo test (alcuni mesi e 80 mila chilometri) che ha preso il via a Torino, presso il Mirafiori Motor Village di Fiat Chrysler Automobiles, con la consegna di una Fiat Panda Natural Power a Gruppo CAP, azienda che gestisce acquedotto, fognatura e depurazione nella Città Metropolitana di Milano. La vettura effettuerà nell’arco del test alcune verifiche da parte del CRF (il Centro Ricerche di FCA) che valuterà se il biometano prodotto da Gruppo CAP avrà o meno particolari effetti sul motore. Con questa sperimentazione sarà quindi possibile diversificare le fonti di provenienza del biometano.
La Panda Natural Power è dotata del motore bicilindrico TwinAir di 0.9 cm3 in grado di erogare 80 cv quando alimentata a gas naturale. La vettura consegnata sarà come detto alimentata con il biometano prodotto dai reflui fognari trattati nell’impianto di Niguarda-Bresso, dove il Gruppo CAP sta trasformando i suoi depuratori in bio-raffinerie in grado di produrre ricchezza dalle acque di scarto. In base agli studi di Gruppo CAP – che punta in tempi brevi ad aprire nel Milanese il primo distributore di biometano a km zero – si stima che il solo depuratore di Bresso potrebbe arrivare a produrre quasi 342 mila chilogrammi di biometano, sufficienti ad alimentare 416 veicoli per 20 mila chilometri all’anno: oltre 8 milioni 300 mila chilometri, equivalenti a oltre duecento volte la circonferenza della Terra.
Il biometano, gas dalle stesse caratteristiche del metano ma prodotto da fonti rinnovabili o a zero impatto, secondo la casa automobilistica rappresenta una valida soluzione per la mobilità del futuro, con il vantaggio di essere già pronto oggi, e consente risparmi sul rifornimento fino al 56 per cento rispetto alla benzina e fino al 30 per cento rispetto al gasolio. Ma a contare veramente è l’aspetto ecologico, oltre a quello economico. Il metano è già il carburante più pulito oggi disponibile, concreta alternativa alla benzina e al gasolio grazie alle minime emissioni nocive: dal particolato, ridotto praticamente a zero, agli ossidi di azoto e agli idrocarburi più reattivi che causano la formazione di altri inquinanti.
Il biometano è un biocombustibile che si ottiene sia dall’acqua di scarto, come in questo caso, sia dagli scarti di biomasse di origine agricola (che si rinnovano nel tempo e che nel loro ciclo di vita hanno incorporato il carbonio presente nell’atmosfera), sia dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani della raccolta differenziata. FCA e Gruppo CAP sostengono il biometano soprattutto per il suo potenziale strategico nell’abbattimento delle emissioni.
Il progetto BioMetaNow è finalizzato anche alla promozione del biometano e alla dimostrazione delle sue reali efficienza, sostenibilità e utilizzo. Un contributo per completare definitivamente il quadro normativo che vieta ancora oggi, almeno in Italia, l’immissione del biometano in rete.
Secondo FCA i vantaggi del biometano ricavato da origini biologiche sono numerosi: innanzitutto è un carburante rinnovabile e quindi virtualmente inesauribile, che assicura livelli di emissioni inquinanti e di gas serra allo scarico particolarmente contenuti. Inoltre, il suo impatto ambientale dal “pozzo alla ruota” è pari a quella delle auto elettriche, non richiede modifiche rispetto alle auto già alimentate a metano, la rete di distribuzione nazionale esistente è pronta e in fase di espansione, riduce la dipendenza dal petrolio, crea occupazione nella filiera nazionale, contribuisce alla sostenibilità economica di aziende agricole e allevamenti, permette il riutilizzo efficiente dei rifiuti e infine, se ottenuto da reflui fognari, consente una riduzione della tassa rifiuti locale.