Il programma di beta pubbliche di iOS e OS X è dovuto al fallimento iniziale di Mappe. È grazie ai numerosi problemi rilevati dagli utenti nei primi giorni del servizio cartografico di Apple che Cupertino ha rivisto il suo approccio storicamente improntato alle riservatezza e alla segretezza.
A raccontarlo è Eddy Cue, senior vice president della Mela per i servizi, offrendo così uno raro sguardo interno sulle strategie e sulle scelte del maangement di Cupertino, da sempre una delle società più riservate della Silicon Valley e non solo.
Il dirigente, intervistato da Fast Company, rievoca i giorni di lancio di Mappe, un servizio ambizioso di Apple da contrapporre al predominio assoluto di Google Maps, ma che sollevò non poche critiche da parte degli utenti, per i numerosi errori nelle mappe in diverse zone del mondo, per indicazioni e tragitti errati e altro ancora.
“Per tutti noi che viviamo a Cupertino le mappe erano davvero buone. Giusto? Quindi il problema non era ovvio per noi. Non abbiamo mai potuto farle provare a un ampio numero di utente per ottenere il feedback. Ora lo facciamo”. Non è un segreto per nessuno che sotto la guida di Steve Jobs Apple non avrebbe mai preso in considerazione l’idea di un programma di beta pubbliche.
Ma il fallimento di Mappe, sotto la direzione di Tim Cook, ha spinto il management a rivedere le proprie strategie. Nel 2014 è stato annunciata la prima beta pubblica di OS X con la release Yosemite, nel 2015 il programma è stato esteso anche al sistema operativo più diffuso e importante di Cupertino, con la beta pubblica di iOS.
Questo permette una prova più estesa sul campo in una varietà di condizioni diverse, permettendo di rilevare e risolvere gran parte dei problemi prima del rilascio al pubblico. Eddy Cue dichiara inoltre che Apple ha apportato cambiamenti significativi a tutti i processi di sviluppo, proprio a partire dall’incidente di Mappe.