Bastano 5 righe di codice, suggerite da Google, per aggirare il potenziale blocco pubblicità incluso da Apple in iOS 9, in arrivo insieme ai nuovi iPhone 6s durante la presentazione del 9 settembre. La vicenda sta scatenando scalpore tra gli osservatori, nella comunità dei programmatori e anche tra gli esperti di sicurezza: messa alle strette tra le esigenze di sicurezza e la scelta di mantenere costante il flusso di ricavi della pubblicità, Mountain View sembra aver scelto la seconda opzione, così come indicato da re/code. Ma andiamo con ordine.
Apple in iOS 9 ha incluso una nuova tecnologia denominata App Transport Security, abbreviata con le iniziali ATS, che abilita le comunicazioni tra il dispositivo e i server web solo quando i dati vengono trasmessi con protocollo sicuro HTTPS. Questa soluzione è ormai standard per i pagamenti e le transizioni sicure sul web, non lo è ancora invece per numerose piattaforme di advertising e pubblicitarie, con la conseguenza che spot, banner e pubblicità incluse quelle in app, rischiano di venire tutte bloccate sui dispositivi su cui sarà installato iOS 9.
Da sempre Google si dichiara un convinto sostenitore di livelli superiori di sicurezza online, e mobile in particolare, e rientra tra le società che sostengono lo standard sicuro HTTPS, per tutte queste ragioni la pubblicazione delle linee di codice che permettono di aggirare il potenziale blocco pubblicità in iOS 9 sta generando commenti e scalpore. Occorre notare però che quello che Google ha già definito come un “rimedio temporaneo” è una soluzione di eccezione già prevista da Apple e che dunque non viola le regole di comportamento e le linee guida della Mela.
Oltre alla tecnologia App Transport Security in iOS 9 il nuovo Safari è dotato di funzioni in grado di bloccare la pubblicità: oltre al dibattito acceso appena descritto, tra osservatori e soprattutto nei media online sono sorte diverse preoccupazioni. Con il blocco pubblicità e spot in iOS 9 il rischio è quello di veder scomparire oppure ridurre sensibilmente introiti pubblicitari che, in assenza di formule di abbonamento, rimane l’unica fonte di ricavi per siti e testate gratuite online, tra cui ovviamente rientra anche Macitynet.