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FBI: «C’è la Nord Corea dietro l’attacco hacker a Sony»

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L’FBI ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui sembrerebbe confermare che dietro ai recenti attacchi hacker a Sony ci sarebbe il governo della Nord Corea. L’attacco era stato rivolto a Sony, rea di aver prodotto il film The Interview, commedia demenziale dalla quale il leader della Corea del Nord Kim Jong era ritratto in maniera dissacrante e poco gradita al regime nord coreano. All’attacco hanno fatto seguito numerose minacce che hanno portato molte catene di distribuzione cinematografiche a decidere di non proiettare il film.

Il comunicato della FBI cita alcuni indizi che proverebbero la tesi, sebbene tali indizi sembrino non essere inequivocabili. L’analisi tecnica di dati di cancellazione del malware utilizzato nell’attacco ha rivelato collegamenti ad altri malware che l’FBI considera  precedentemente sviluppati da hacker nordcoreani. Per esempio, ci sono somiglianze in specifiche linee di codice, algoritmi di crittografia, metodi di eliminazione di dati e reti compromesse.

L’FBI ha anche osservato una significativa sovrapposizione tra l’infrastruttura utilizzata in questo attacco e altre attività di cyber criminose che il governo degli Stati Uniti ha già legato direttamente alla Corea del Nord. Ad esempio, l’FBI ha scoperto che molti degli indirizzi IP associati con nota infrastrutture della Corea del Nord hanno comunicato con gli indirizzi IP che sono stati codificati nei dati di cancellazione del malware utilizzato nell’attacco. Separatamente, gli strumenti utilizzati nell’attacco hanno analogie con un attacco informatico tenutosi nel marzo dello scorso anno contro le banche e i media sudcoreani, che è stato effettuato dalla Corea del Nord.

“Siamo profondamente preoccupati per la natura distruttiva di questo attacco su un’entità del settore privato e dei cittadini comuni che vi lavoravano. Inoltre, l’attacco della Corea del Nord sulla SPE riafferma che le minacce informatiche rappresentano uno dei più gravi pericoli per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” afferma lFBI nel comunicato.

Nel frattempo sembra che la situazione stia vivendo una rapida escalation nei suoi sviluppi: la Corea del Nord ha negato ufficialmente di essere dietro agli attacchi, mentre il presidente Obama ha bacchettato Sony sulla decisione di non volersi battere per distribuire il film: “Sony è un’azienda, ha subito notevoli danni … Io sono in sintonia con le preoccupazioni che hanno affrontato. Detto questo, sì, penso che abbiano commesso un errore” E ha proseguito: “Vorrei che avessero parlato con me in primo luogo. Avrei detto loro, ‘Evitate uno scenario in cui possiate essere intimiditi da questo tipo di attacchi criminali.’ Immaginate se invece di minacce informatiche, qualcuno fosse irrotto nei loro uffici e distrutto un po’ di computer e rubato alcuni dischi. Basta questo a farvi decidere di staccare la spina ad un progetto?”. La risposta di Sony non si è fatta attendere e l’azienda ha riversato la responsabilità sulle case di distribuzione cinematografica per la mancata proiezione del film The Interview.

 

Randall Park

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