Facebook traccia gli utenti ed è in grado di localizzarli anche quando questi disattivano le funzioni di geolocalizzazione dai loro smartphone e tablet. Il social lo ha rivelato apertamente in una lettera inviata ai senatori USA rispondendo a una richiesta di informazioni.
Rob Sherman, responsabile a capo della privacy nel social, ha riferito che Facebook è in grado di dedurre la località dove si trova l’utente in base all’indirizzo IP e al comportamento dell’utente sulla piattaforma, anche quando l’utente ha esplicitamente disattivato le funzionalità di localizzazione. Un modo per capire dove si trova un utente, è ad esempio quello di confermare la partecipazione a un evento in una determinata città.
«Quando i servizi di localizzazione sono disabilitati, Facebook è ancora in grado di comprendere la posizione degli utenti usando informazioni che le persone condividono nelle loro attività o mediante l’indirizzo IP e altre connessioni di rete usate» spiega Sherman. E ancora «Nell’ambito dell’utilizzo di Facebook, le persone possono fornire a Facebook specifiche informazioni sulla loro posizione… possono registrare la loro presenza in un ristorante o in un negozio, o indicare la localizzazione nel tag di una foto, o i loro amici possono taggarli registrando la loro posizione in un post».
Sherman osserva inoltre che Facebook propone sempre annunci pubblicitari tenendo conto di informazioni sulla localizzazione, anche quando l’utente disabilita questa funzione sugli smartphone. «Per necessità, virtualmente tutti gli annunci di Facebook sono targetizzati in base alla posizione, sebbene la maggiorparte siano destinati a persone in una particolare città o un’ampia regione geografica».
I senatori Christopher Coons (democratico.) e Josh Hawley (repubblicano), gli autori della richiesta, hanno criticato la risposta ottenuta dal responsabile del social, puntando il dito contro un’azienda che, riferiscono, continua a guadagnare sfruttando informazioni personali degli utenti, compresa la posizione, anche quando l’utente chiede espressamente di non farlo.
«Facebook afferma che l’utente ha il controllo della propria privacy ma in realtà gli utenti non possono impedire di raccogliere e monetizzare dati sulla localizzazione» rileva Coons. «I cittadini americani hanno il diritto di sapere in che modo le aziende usano i loro dati, e continuerà a lavorare per individuare soluzioni per proteggere informazioni sensibili degli americani».
Il senatore Hawley bacchetta il social periodicamente: recentemente ha anche incontrato Mark Zuckerberg e, durante la turbolenta riunione, ha pubblicato un tweet «Non c’è opt-out» (offrire la possibilità di rinunciare e disattivare determinate opzioni), «Nessun controllo sui propri dati personali. Queste sono le Big Tech. E per questo il Congresso deve agire».
Facebook che traccia gli utenti anche con funzioni di localizzazione disabilitate è l’ultima goccia in una lunga serie di scandali e scoperte che hanno portato alla luce pratiche interne e di trattamento dei dati personali ai limiti (e oltre) della legalità: il caso più noto è quello di Cambridge Analytica. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Facebook sono disponibili da questa pagina.