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Facebook sfrutta i dati degli utenti, denunciata per 2,7 miliardi

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Meta è stata citata in giudizio da una società di contenzioso per conto di 44 milioni di utenti di Facebook del Regno Unito, sostenendo che i loro dati sono stati sfruttati dal social violando le leggi sulla concorrenza, chiedendo di conseguenza 2,3 miliardi di sterline (circa 2,72 miliardi di euro) di risarcimento danni.

La causa è stata intentata dalla dottoressa Liza Lovdahl Gormsen, specializzata in diritto della concorrenza, ed è finanziata dallo Innsworth, uno studio legale che si occupa di casi come questo in cambio di una quota dai danni vinti. La legale afferma che anche se gli utenti per usare Facebook non pagano, cedono comunque dei dati che hanno un valore considerevole. «Stanno sfruttando gli utenti prendendo i loro dati personali e senza un compenso adeguato. Molti di loro probabilmente non si rendono del tutto conto di quanto sia ingiusto l’accordo che sottoscrivono» quando fanno clic sulla casella di accettazione dei termini e delle condizioni del servizio.

In aggiunta a tutto questo – spiega l’avvocato – Facebook è diventato «L’unico social network nel Regno Unito in cui si può essere sicuri di connettersi con amici e familiari ritrovandoli in un unico posto». Tra le accuse c’è anche il fatto che Meta ha bloccato gli utenti nel suo ecosistema (che include Whatsapp e Instagram), tracciandoli perfino su altri siti web. «Ha abusato della sua posizione dominante sul mercato per imporre termini e condizioni sleali ai cittadini britannici, ottenendo il potere di sfruttare i loro dati personali».

facebook utenti

La causa copre il periodo che va da ottobre 2015 a dicembre 2019: si tratta di un’azione collettiva “opt-out”, ciò significa che gli utenti non dovranno intraprendere alcuna azione per ricevere quanto gli spetta dai danni eventualmente pagati dalla società, a meno che non decidano di rinunciarvi.

In tutta risposta, un portavoce di Meta ha spiegato che «Le persone accedono ai nostri servizi gratuitamente. Li scelgono perché sanno che stiamo fornendo loro un prodotto di valore, per altro hanno un controllo significativo su quali informazioni condividere e con chi. Abbiamo investito molto per creare strumenti che offrano tali capacità».

Quella in corso non è una settimana buona per Facebook: nei giorni scorsi infatti un giudice federale degli Stati Uniti ha spiegato che la causa antitrust con cui la Federal Trade Commission sostanzialmente sta cercando di costringere Meta a vendere Instagram e Whatsapp con l’accusa di aver tenuto una “condotta anticoncorrenziale” nei confronti dei suoi rivali, potrebbe andare avanti.

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