Kara Swisher, nota commentatrice/reporter del New York Times, è convinta che i social media possano essere pericolosi per la salute, e ricorda che nel 2018, intervistando Marc Benioff – amministratore delegato di Salesforce – quest’ultimo aveva fatto una sbalorditiva metafora, affermando che Facebook era da considerare qualcosa di nocivo come le sigarette: “Dà dipendenza. Non fa bene alla salute”, affermando ancora che, come già fatto a suo tempo con i produttori di sigarette, “il governo dovrebbe intervenire, regolamentando ciò che sta accadendo”.
“All’epoca”, riferisce Kara Swisher, “pensavo fosse una esagerata battuta di un dirigente che abusava delle sue abilità verbali per venire al punto con indicazioni piuttosto dirette, ma oggi – dopo una serie di indagini che hano messo in luce comportamenti loschi da parte dei giganti dei social media – Benioff mi appare come una sorta di Nostradamus”.
Nelle scorse settimane, il Wall Street Journal ha pubblicato “The Facebook Files”, inchiesta dalla quale sono emerse problematiche legate alla discriminazione ma anche sulla tossicità dei social network dell’azienda. “Il 32% delle ragazze afferma che quando si sente male per il proprio corpo, Instagram le fa sentire peggio”, emerge da un report di un’indagine dell’azienda stessa che risale al marzo 2020.
È di pochi giorni addietro invece il risultato di uno studio di alcuni ricercatori secondo i quali la disinformazione che circola su Facebook ottiene un coinvolgimento sei volte maggiore rispetto a quello generato dalle notizie reali.
Questi e altri dati inquietanti sono in contrasto con le dichiarazioni pubbliche fatte da Mark Zuckerberg, e da Adam Mosseri, amministratore delegato di Instagram, entrambi pronti a sminuire la pericolosità delle piattaforme social per l’autostima dei loro utenti. Come se questo non bastasse è emerso ancora che Facebook e Instagram non si comportano allo stesso modo con utenti “VIP” (eliminando ad esempio contenuti contrastanti) per evitare pubblicità negativa tra i loro follower o sulla stampa.
“Oggi il genere umano sembra voler tollerare anche i comportamenti più ripugnanti”, dice ancora Kara Swisher, con modalità contorte e amplificate dall’esistenza di Facebook, la più grande e meno responsabile piattaforma di comunicazione e media della storia”.