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Facebook nega «Non raccogliamo dati su chiamate e messaggi» ma le prove dicono il contrario

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Come abbiamo riferito ieri, il sito Ars Technica ha pubblicato un articolo dimostrando che Facebook raccoglie subdolamente dai telefoni Android dati relative alle chiamate e ai messaggi. La pratica è stata portata avanti per anni e solo con le versioni più recenti dell’app social e del sistema operativo Android l’utente è avvisato in modo più esplicito prima di procedere al recupero di questi dati.

Recentemente Facebook si è scusata sui giornali britannici e statunitensi per la questione dello scandalo Cambridge Analytica, affermando di stare “indagando su ogni singola App che ha accesso a grandi quantità di dati”. Nell’annuncio a pagamento pubblicato sui quotidiani, il CEO e co-fondatore dell’azienda Mark Zuckerberg ha scritto: “Abbiamo una responsabilità: proteggere i vostri dati. Se non ci riusciamo, non vi meritiamo”.

facebook telefonate e messaggi - foto Mark Zuckerberg
Mark Zuckerberg

Per il nuovo grattacapo emerso dopo l’articolo pubblicato da Ars Tecnhica, Facebook risponde però con un tono diverso in un post dedicato nella sezione del suo sito web dedicato alla stampa: “Forse avete letto in recenti notizie che Facebook ha registrato le telefonate delle persone e la cronologia dei loro SMS senza il loro permesso”. “Non è così” continua il messaggio spiegando che il meccanismo di logging di telefonate e messaggi prevede criteri opt-in che richiedono il consenso dell’utente su Messenger e Facebook Lite per Android, meccanismi che le persone “devono espressamente approvare” e che è possibile disattivare in qualsiasi momento, consentendo di cancellare dati concernenti chiamate e messaggi condivisi con l’app.

Ars Technica ha aggiornato l’articolo originale aggiungendo la dichiarazione del social ma spiega anche che quanto affermato contraddice molte loro conclusioni, inclusa l’esperienza di utenti che hanno condiviso i dati con loro. Sean Gallagher, IT national security editor di Ars Technica, afferma ad esempio di non avere mai installato Messenger sul dispositivo Android che utilizza. Facebook è stato installato su un tablet Nexus e su un Blackphone 2 nel 2015 e a suo dire non è mai apparsa su questi dispositivi l’esplicita richiesta di accesso al registro chiamate e a dati sugli SMS. I dati che il redattore di Ars ha individuato negli archivi di Facebook fanno riferimento a un periodo che va da fine 2015 a fine 2016, periodo nel quale è stato reinstallato il sistema operativo sul Blackphone 2 e sono state eliminate tutte le app”.

facebook messenger semplificare
Facebook spiega che “L’importazione dei Contatti è una pratica comune nelle app e nei servizi social, un modo per individuare più facilmente le persone con le quali è possibile connettersi”. “Il meccanismo è stato introdotto in Messenger nel 2015 e in seguito offerto come opzione in Facebook Lite, versione «leggera» di Facebook per Android”.

Quando gli utenti si iscrivono su Messenger, Facebook Lite per Android o eseguono il login in Messenger su un dispositivo Android, una schermata dà loro la possibilità di scegliere se caricare costantemente i nuovi contatti, così come la cronologia delle chiamate e dei messaggi. Facebook spiega ancora che quando questa finestra compare su Messenger, gli utenti hanno a disposizione tre opzioni: disattivare la funzione, richiamare una voce che consente di conoscere dettagli o scegliere l’opzione “non adesso” saltando per il momento la scelta. Su Facebook Lite sono due le scelte mostrate: attivare l’opzione o saltare la scelta. Se l’utente cambia successivamente idea, Facebook spiega che è possibile modificare le opzioni dalla sezione impostazioni dell’app cancellando il caricamento continuo dei nuovi contatti e anche cancellare i contatti importati dalla Rubrica.

Un commento al vetriolo sulle recenti vicende di Faebook arriva intanto da Jean-Louis Gassée, ex dirigente di Cupertino ora investitore e osservatore dell’ICT. Un recente post sul suo blog è intitolato: “Mark Zuckerberg pensa che siamo idioti” e in questo parla di “ampia e approfondita prostituzione dei nostri dati privati” affermando che le giustificazioni di Facebook sono in malafede, che quanto emerso pone nuovi interrogativi e impone di fidarsi ancora di meno dell’azienda di Zuckerberg.

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