Facebook è stata multata in Corea del Sud per 6,8 miliardi di won, circa 6 milioni di euro, per avere condiviso dati degli utenti senza il loro consenso. La Personal Information Protection Commission (PIPC) riferisce che il colosso dei social statunitense ha condiviso i dati di almeno 3,3 milioni su 18 milioni di utenti sudcoreani con altre aziende senza il loro consenso, da maggio 2012 fino a giugno del 2018.
La commissione ha fatto sapere che presenterà anche una denuncia penale contro Facebook per l’infrazione di leggi locali sulle informazioni personali. Tra le informazioni condivise dal social: nominativo, titolo di studio, percorso lavorativo, città natale e situazione sentimentale.
Quando gli utenti eseguivano il login con servizi di terze parti usando l’account di Facebook, le loro informazioni e quelle di loro amici erano condivise con servizi di terze parti. Gli amici degli utenti non erano informati dei dati acquisiti e ceduti a terzi, permettendo di ottenere dati senza la loro autorizzazione. «L’utente accettava di condividere le sue informazioni con un particolare servizio quando eseguiva il login con il proprio account Facebook», spiega PIPC. «Tuttavia, gli amici dell’utente non avevano modo di accettare o di conoscere che anche i loro dati erano rivelati a terzi».
Le app di terze parti sfruttano i dati di Facebook senza il permesso degli utenti per proporre annunci pubblicitari personalizzati da mostrare sui social. Facebook, in definitiva, riusciva a ottenere profitti, lucrando sui dati di persone non consapevoli che le informazioni personali erano condivise con altri. Come se non bastasse, Facebook memorizzava dati relativi alle password senza cifratura, e non informava gli utenti di accessi relativi ai loro dati.
La commissione sudcoreana si è lamentata anche con il colosso guidato da Mark Zuckerberg per avere fornito documenti falsi o incompleti nel corso delle indagini, una strategia che ha complicato e ostacolato le indagini e ha comportato per l’azienda ulteriori 66 milioni di won di multa.
Facebook afferma di avere collaborato alle indagini della PIPC, si rammarica per l’esposto ma riferisce di essere pronta a conformarsi alle varie questioni sollevate. Le indagini sono partite nel 2018 sull’ondata dello scandalo Cambridge Analytica. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Facebook, WhatsApp e Instagram sono disponibili ai rispettivi collegamenti.