1,5 milioni di video dell’attacco alla moschea in Nuova Zelanda sono stati rimossi da Facebook nelle prime 24 ore dopo l’attacco alla moschea in Nuova Zelanda. Di questi, la maggioranza – 1,2milioni – sono stati bloccati già in fase di caricamento. A dirlo è stato proprio Facebook, con un tweet del 16 marzo 2019.
L’attacco in Nuova Zelanda era stato annunciato dal ventottenne australiano, Brenton Tarrant, che il 15 marzo ha messo in atto, insieme con altri quattro uomini, una vera e propria strage nella moschea di Al Noor a Christchurch e nella moschea di Masjid a Linwood. Le vittime sono 50 persone. Brenton Tarrant ha trasmesso live su Facebook il massacro e, poco prima di metterlo in atto, aveva pubblicato un manifesto di 87 pagine contro gli immigrati e i musulmani.
Il social network sta rimuovendo anche tutte le versioni modificate del video ch
e non mostrano contenuti grafici, nel rispetto delle persone colpite dalla sparatoria alla moschea e andando incontro così alla preoccupazione della autorità locali.
Il bilancio delle vittime dell’attacco alla moschea neozelandese è salito a 50 nella giornata del 17 marzo. Il terrorista che ha fatto l’attacco, ha trasmesso la sparatoria in diretta su Facebook per 17 minuti, utilizzando un’app progettata per gli appassionati di sport estremi. E oltre alla diretta, copie del filmato sono state condivise sui social ancora per ore.
Il 15 marzo, dopo essere stati avvisati dalla polizia, Facebook è intervenuta per rimuovere quanto pubblicato online sia su Facebook sia su Instagram e i commenti a supporto del crimini, del terrorista e della sparatoria.
Nonostante l’intervento di Facebook – immediatamente comunicato tramite Facebook Newsroom su Twitter – il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, ha dichiarato di voler intavolare una discussione con Facebook sull’opportunità del live streaming.