Nuovo giorno, nuovo grana per Facebook. L’ultimo problema di privacy e sicurezza del social di Mark Zuckerberg riguarda 14 milioni di post degli utenti che dovevano rimanere privati (visibili solo agli amici) e che invece sono stati resi pubblici.
Secondo Facebook il problema è stato provocato da un bug rimasto attivo per dieci giorni nel mese di maggio. Non è chiaro in quali casi i post che avrebbero dovuto essere visibili solo agli amici sono stati condivisi con tutti; l’azienda ha ad ogni modo fatto sapere che sta inviando messaggi per avvertire le persone colpite dal problema. Quanto accaduto è una nuova tegola per il social: dopo lo scandalo legato a Cambridge Analytica, Facebook ha reso noto i risultati da una indagine interna da cui emerge che oltre 200 app terze parti potrebbero aver violato dati e privacy degli utenti; pochi giorni addietro il New York Times ha rivelato che il gruppo ha siglato accordi per consentire ad almeno 60 produttori di smartphone e di altri dispositivi l’accesso a varie informazioni personali degli utenti.
Erin Egan, chief privacy officer di Fcebook, si è scusata per l’ultimo problema, parlando di “errore” che si è verificato tra il 18 e il 27 maggio. «Abbiamo risolto la questione e a partire da oggi informeremo tutti coloro che sono stati impattati chiedendo di rivedere i post pubblicati in questo lasso di tempo».
L’immediata ammissione di responsabilità è un miglioramento rispetto all’assordante silenzio seguito dopo lo scandalo degli account violati da Cambridge Analytica. Da tempo molte persone non hanno più fiducia nel social e alcuni attivisti hanno lanciato su Twitter la campagna #DeleteFacebook, invitando le persone a cancellarsi (qui le istruzioni se volete seguire il consiglio). Questo ennesimo incidente è la conferma di quanto siano preziosi i nostri dati per le aziende e quanto siamo allo stesso tempo vulnerabili.
Qualche giorno addietro, associazioni di consumatori in Italia, Beglio, Spagna e Portogallo hanno lanciato azioni collettive risarcitorie contro Facebook chiedendo un risarcimento di almeno 200 euro per ciascuno degli utenti del social network, a causa dell’uso improprio dei dati.