Una minaccia per i diritti umani e una sconfitta per la privacy. Così Amnesty International ha definito il modello di business basato sulla sorveglianza di Google e Facebook. L’organizzazione per i diritti umani – oltre un anno dopo aver messo nel mirino Apple – ha deciso di mettere al centro delle proprie ricerche Google e Facebook e ha invitato i governi a limitare la raccolta dei dati personali e a far applicare la legislazione che limita proprio la raccolta dei dati da parte delle aziende.
Queste indicazioni di Amnesty International non contenute in un rapporto di 60 pagine intitolato “Surveillance Giants”. In questo dossier Amnesty International invita i governi ad affrontare il problema attraverso leggi che consentono agli utenti di evitare il tracciamento da parte di inserzionisti e terze parti. L’organizzazione ha inoltre esortato Facebook e Google a correggere il proprio comportamento per evitare eventuali violazioni dei diritti dell’uomo.
L’obiettivo dell’organizzazione per i diritti umani è quella di affrontare i giganti di Internet, impedendo loro la sorveglianza sul trattamento dei dati degli utenti senza però dover rinunciare ai vantaggi offerti dal digitale.
La risposta di Facebook e Google a questo dossier è stata e non poteva che essere una contestazione dei risultati emersi e della descrizione del modello di business come un modello di “sorveglianza”.
Questa analisi dell’attività dei due giganti della Silicon Valley non è una novità: arriva in un momento in cui politici e attivisti chiedono lo scioglimento delle grandi aziende tecnologiche, considerate troppo potenti. Una di queste persone è la candidata alla presidenza degli Stati Uniti, la senatrice Elizabeth Warren, una democratica del Massachusetts, che ha invitato i governi a sciogliere Amazon, Google e Facebook.
Il report di Amnesty International si può scaricare a partire da questo link.
Mentre Google è abituata ad attacchi come quello di Amnesty International – il più recente è arrivato da parte di alcuni sviluppatori – e Facebook è stata sconfitta sul tema Privacy dopo le vicende di Cambridge Analytica, la presa di posizione di Apple sulla privacy è stata in anticipo sui tempi, da subito forte e decisa a tutela delle persone.
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