Il mercato dei datacenter sta cambiando rapidamente. E Facebook vuole partecipare alla festa, visto che ne ha molti e che sui datacenter poggia il cloud, cioè la infrastruttura tecnologica dove vive tutto il business dell’azienda social americana. Per questo e per altri motivi Mark Zuckerberg ha deciso di lanciare Voyager, una white box che agisce da transponder e serve a indirizzare il traffico est-ovest, cioè quello che passa tra un datacenter e l’altro (contrapposta al traffico nord-sud, che è quello tra datacenter e utenti).
Sempre più spesso per motivi di latenza e di ridondanza, per servire i dati al meglio, i grandi utenti del cloud come Facebook ma anche come Google e Amazon spostano montagne di dati da una locazione fisica all’altra, cercando di anticipare le richieste degli utenti di una determinata regione oppure semplicemente di curare al meglio la latenza dei contenuti personali di utenti che si spostano.
Facebook da tempo ha lavorato per la costruzione del proprio hardware impiegato nei suoi datacenter: mossa questa non sorprendente (anche Google fa così da decenni) visto l’alto numero di datacenter che l’azienda utilizza. Nell’esperienza portata avanti in questo settore Facebook ha sviluppato soluzioni hardware “personali” che adesso sta condividendo con altre aziende fornitrici di servizi di calcolo nel cloud a cui Facebook e tutti gli altri grandi si appoggiano.
Facebook fa parte dell’Open Compute Project, un consorzio di settore in cui partecipano tantissime aziende tra cui Google e il cui scopo è organizzare un design condiviso delle infrastrutture dei datacenter. Facebook poi lavora anche a un altro progetto, che ha creato più di recente, e che si chiama Telco Infra Project, il cui obiettivo è quello di fare le stesse cose dell’Open Compute Project, solo nell’ambito delle telco e degli attori del servizio telecomunicazioni.
Tra i primi clienti del Voyager ci sono la compagnia telefonica mobile sudafricana MTN e l’azienda di datacenter Equinix. Lo scopo, ha dichiarato il CTO di Facebook per il settore infrastruttura ed engineering, Jay Parikh, è portare in maniera efficiente meccanismi aperti di unbundling tra aree metropolitane densamente popolate e aree rurali utilizzando le nuove generazioni di fibra ottica che viene posta a terra in questi ultimi anni.