Dopo un dibattito di 72 ore, i legislatori dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo storico sulla normativa per lo sviluppo dell’ AI Act, la più ampia ed estesa normativa sull’intelligenza artificiale fino ad oggi.
A riportarlo il The Washington Post: anche se inizialmente i dettagli dell’accordo stesso non erano immediatamente disponibili, la ratio delle norme riguarda il livello di sicurezza e pericolosità sociale dei modelli AI, con una serie di obblighi sempre più numerosi e stringenti man mano che questo livello sale.
“Questa legislazione rappresenterà uno standard, un modello, per molte altre giurisdizioni là fuori”, ha dichiarato Dragoș Tudorache, un parlamentare rumeno che co-presiede la negoziazione dell’AI Act:
il che significa che dobbiamo avere un dovere di cura supplementare quando la redigiamo perché influenzerà molti altri
Le norme proposte stabiliscono le modalità di sviluppo e distribuzione dei futuri modelli di apprendimento automatico e AI all’interno del blocco commerciale UE, influenzando il loro utilizzo in settori che vanno dall’istruzione all’occupazione fino alla sanità.
Lo sviluppo di questa normativa segnerà quattro possibili strade per l’AI, a seconda del rischio sociale che ognuna potenzialmente comporta: minimo, limitato, alto e vietato.
AI Act norme più stringenti per AI pericolose e vietate
Le utilizzazioni vietate includono qualsiasi cosa che aggiri la volontà dell’utente, prenda di mira gruppi sociali protetti o fornisca monitoraggio biometrico in tempo reale, come il riconoscimento facciale.
Gli impieghi ad alto rischio includono qualsiasi cosa “destinata ad essere utilizzata come componente di sicurezza di un prodotto” o che debba essere utilizzata in applicazioni definite come infrastrutture critiche, come sanità, istruzione, questioni legali e giudiziarie e assunzione di personale.
Al momento, i chatbot come ChatGPT, Bard e Bing rientrerebbero nei parametri di “rischio limitato”.
Le negoziazioni in corso sulle regole proposte erano state interrotte nelle ultime settimane da Francia, Germania e Italia. Questi Paesi erano preoccupati che le stringenti regolamentazioni dell’UE sui modelli AI generativi potessero ostacolare gli sforzi delle nazioni membri nel loro sviluppo competitivo.
Gli sforzi per domare AI in Europa
In precedenza, la CE aveva affrontato le crescenti sfide della gestione delle tecnologie emergenti di AI attraverso una serie di sforzi, rilasciando la prima Strategia europea sull’AI, oltre che il Piano coordinato sull’AI nel 2018, seguiti dalle Linee guida per un’AI affidabile nel 2019.
L’anno successivo, la Commissione ha pubblicato una White Paper sull’Intelligenza Artificiale e una Relazione sulle implicazioni in materia di sicurezza e responsabilità dell’Intelligenza Artificiale, dell’IOT e della robotica.
“L’intelligenza artificiale non deve essere un fine a se stessa, ma uno strumento che deve servire le persone con l’obiettivo finale di aumentare il benessere umano”, ha scritto la Commissione europea nella sua proposta di regolamento sull’AI:
Le norme sull’intelligenza artificiale disponibili sul mercato dell’Unione o che in altro modo interessano i cittadini dell’Unione dovrebbero pertanto mettere le persone al centro (essere umanocentriche), in modo che possano fidarsi che la tecnologia venga utilizzata in modo sicuro e conforme alla legge, compreso il rispetto dei diritti fondamentali
Allo stesso tempo, tali norme sull’intelligenza artificiale dovrebbero essere equilibrate, proporzionate e non limitare od ostacolare inutilmente lo sviluppo tecnologico
Più di recente, la UE ha iniziato a collaborare con i membri del settore su base volontaria per elaborare regole interne che consentirebbero alle aziende e ai autorità di operare secondo le stesse regole concordate.
La CE ha avviato discussioni simili anche con aziende con sede negli Stati Uniti. Al momento, dunque, il dibattito riguarda il modo migliore per trovare un equilibrio tra utilizzo proficuo dell’AI e sicurezza.
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