Dopo l’iTunes Store, ora l’Europa pare aver puntato il riflettore sull’iPhone; la pietra dello scandalo sarebbe il modello di distribuzione del telefono della Mela, modello che costringerebbe un acquirente a non poter effettuare una scelta libera, dovendo necessariamente sottoscrivere un contratto con un ben preciso operatore. A portare l’attenzione degli organismi comunitari su un prodotto di Apple è stata una interrogazione al Parlamento di Strasburgo, dove il parlamentare Belga, Said El Khadraoui, ha chiesto al commissario per la tutela dei consumatori Meglena Kuneva di conoscere il parere della commissione sul blocco sim del telefono.
Secondo El Khadraui, gli utenti non godrebbero della libertà di scelta che dovrebbe essere garantita da una Direttiva Europea, secondo cui un termine di contratto, che abbia oggetto o effetto di limitare la libertà del consumatore nella scelta di un operatore telefonico, può essere giudicato dalla Corte Nazionale come irregolare e perciò non vincolante per il consumatore.
La risposta del Commissario Europeo Kuneva è stata però piuttosto interlocutoria. Da una parte, ha spiegato il membro dell’esecutivo, nel momento in cui ci si trovasse di fronte a determinate condizioni particolarmente limitative, lo sblocco del telefono potrebbe anche essere considerato un atto lecito, ma dall’altra non è stato negato che Apple possa operare, sempre a determinate condizioni, il blocco del telefono.
Le condizioni di merito sarebbero legate alla formulazione contrattuale dell’offerta commerciale di Apple, ma anche alla conformazione del mercato europeo stesso della telefonia che non paiono configurare, almeno al momento, un comportamento scorretto o un abuso di posizione dominante. Al momento Apple, continua Kuneva, non occupa infatti una posizione monopolistica all’interno del mercato dei cellulari, allo stesso modo nemmeno O2, Orange e T-Mobile non possono essere considerati operatori dominanti nelle rispettive nazioni in cui operano.
Appurato tale stato di cose, non sarebbero perciò presenti gli estremi per valutare come irregolare il modello di vendita che Apple propone in Europa per il suo telefonino.
Se poi scendiamo ancor più in dettaglio sulla situazione italiana, dobbiamo ricordare che il Garante ha già stabilito i paletti all’interno dei quali i contratti devono rientrare per non scivolare nelle “condizioni particolarmente limitative”: non più di 18 mesi di durata, telefono sovvenzionato e possibilità di uscire dal vincolo pagando la penale di recesso dopo un certo periodo di tempo prestabilito.
In definitiva quando iPhone arriverà in Italia, se Apple rispetterà le regole fissate dal Garante, lo sblocco non autorizzato del telefono continuerà a non essere consentito e a rappresentare una illecita violazione delle norme contrattuali.