L’accordo fra Google e la UE in merito alla presunte pratiche anti-concorrenziali che Google praticherebbe a spese dei concorrenti potrebbe saltare. E’ il New York Times a riportare una serie di crescenti pressioni verso la UE, in particolare verso Joaquín Almunia, capo dell’antitrust europeo, perché la proposta di Google venga rifiutata dall’Unione Europea, proponendo un’alternativa più severa. La questione prende vita nell’ormai lontano – informaticamente parlando – 2010, quando molti concorrenti di Google, come Expedia, Yelp, diversi editori tedeschi e Microsoft, lamentavano pratiche scorrette da parte di Google, che tendeva a privilegiare nei risultati di ricerca i link delle sue proprietà rispetto a quelli di competitor.
Google ha poi offerto una soluzione dedicando uno spazio laterale alla competizione, proposta che sarebbe stata accettata da Almunia; secondo le opposizioni guidate da Microsoft, però, la proposta di Google non risolverà il problema e la UE dovrebbe opporsi a questo accordo e richiedere a Google provvedimenti più forti e severi, per ripristinare un mercato concorrenziale.
In uno studio condotto nel corso di quasi tre settimane nel mese di aprile, i tecnici Microsoft hanno modificato la pagina di ricerca a disposizione del pubblico del proprio sito di ricerca, Bing, per farla funzionare come una pagina di ricerca di Google in base ai termini dell’accordo europeo proposto. Nel monitorare il modo in cui gli utenti Bing hanno condotto ricerche per hotel e ristoranti, Microsoft sostiene che le persone hanno per lo più ignorato le zone della pagina modificata che nella proposta di Google sarebbero dedicate ai concorrenti. Gli utenti avevano il 99 per cento di più probabilità di fare clic sull’area della pagina che Google dovrebbe dedicare ai propri servizi.
Le pressioni potrebbero convincere Almunia a congelare o ad annullare l’accordo, o almeno a metterlo in stand by per passare poi la patata bollente al suo successore, che attende di essere designato