Appuntamento alle sette e mezza di una fredda e nuvolosa mattina di San Francisco di fronte ad uno dei gran hotel del centro con il capo della comunicazione europea di Apple per la prima prova iPhone assoluta per un italiano.
Una rapida camminata sino ad una entrata laterale del Moscone Center, via per un dedalo di corridoi e stanze private dove si tengono riunioni e briefing insieme a pochissimi altri giornalisti europei – non più di uno per Paese – e finalmente dieci minuti per chiedere a Greg Joswiak e David Moody, due dei “grandi capi” di Apple, tutto sull’iPhone. E, soprattutto, poterlo toccare con mano per capire se l’apparecchio vale l’entusiasmo che Steve Jobs ieri ci ha messo nella sua presentazione (e che i giornali di oggi stanno mettendo nel raccontare com’è andato il keynote destinato a fare storia, secondo il fondataore di Apple).
Prima alcune informazioni che forse in questi giorni non sono filtrate o non erano conosciute circa l’apparecchio: può funzionare solo con un operatore (Cingular negli Usa, in Europa ancora non si sa quale sarà anche se le voci smentite dai due executive sarebbero quelle di una negoziazione serrata con Vodafone o T-Mobile di Deustche Telekom); la risoluzione dello schermo è 320×480 con 160 ppi, mentre la batteria del telefono è – come per l’iPod – integrata e cambiabile solo da Apple.
Il sistema operativo, versione ottimizzata di MacOS X che gira sull’apparecchio, occupa circa 200 Mb dei 4 o 8 Gigabyte dei primi modelli che verranno commercializzati. Il vetro ha ricevuto un particolare trattamento anti-graffio e inoltre non è necessario premere ma basta semplicemente “strusciare” per attivare le funzioni (riducendo così il rischio di graffi). I sensori recepiscono solo il contatto delle dita nude: niente guanti o altri tipi di aiuto per usare l’iPhone come stilo o altri oggetti.
La sincronizzazione può avvenire solo via cavo e solo utilizzando iTunes, che si prende carica di trasferire tutte le informazioni necessarie (musica, video, contatto, mail etc). La stessa cosa accadrà anche per Pc, dove in effetti iTunes già sincronizza anche le immagini. La posta “push” sarà solo quella di Yahoo! e non anche quella di .Mac.
Non sarà possibile utilizzare applicazioni VoIP né, tantomeno, installare applicazioni di terze parti liberamente, ma sarà necessario passare attraverso iTunes e – probabilmente – uno speciale “negozio” per acquistarle. Il motivo per cui l’annuncio precede di così tanto tempo il rilascio dell’apparecchio è che le procedure della Fcc per l’approvazione non sono “blindate” e il rischio per Apple era quello di vedere circolare su Internet tonnellate di indiscrezioni per mesi. La parte posteriore inferiore più scura del telefono è l’antenna.
Non è possibile sapere il tipo di processore utilizzato e neanche il fornitore: il desiderio di Apple è quello di proporre una esperienza nuova e completa, non di perdersi in dettagli quasi inutili per la maggior parte di chi vorrà comprare l’iPhone.
Veniamo allora alla breve prova: un “hands-on” che ha permesso in dieci minuti circa di provare un po’ di funzionalità e soprattutto socializzare l’uso dell’interfaccia. E nel complesso la valutazione è molto positiva: nonostante manchi un feedback tattile o sonoro quando si muovono le dita sullo schermo, l’apparecchio è molto veloce e “amichevole”, i movimenti sono naturali e leggeri, la sensazione è effettivamente quella di attivare e disattivare una serie di comandi reali e non virtuali.
Non si sono evidenziati particolari rallentamenti neanche aprendo iPhoto oppure andando a toccare la mail (dove in effetti il processore ci ha messo qualche secondo ad aprire la vista sulle mail già presenti perché probabilmente ne ha scaricate altre), mentre l’uso delle foto (zoom con la “pinza” delle due dita) o l’uso di musica e video (film e telefilm) è naturale e velocissimo. Molto istintivo anche il girare lo schermo per riorientare le immagini verticali, anche se i film e telefilm vengono riprodotti solo in una direzione.
Tra le cose che non erano state fatte vedere, da notare l’applicazione Clock, simile al widget di Dashboard, che permette di avere più orologi, l’allarme e il cronometro. Ancora, la modalità aeroplano che spegne tutte le funzioni radio del dispositivo trasformandolo in un iPod-palmare da usare in volo.
La sensazione, come dicevamo, alla fine è molto positiva. Lo schermo è effettivamente resistente, l’oggetto solido e leggero, l’interfaccia intuitiva e molto veloce, gradevolissimo l’effetto di scorrimento e “rimbalzo” delle liste o delle copertine di iTunes. Le “ditate” sullo schermo non paiono essere molto gravi, dopo un po’ che lo si manipola, e l’unica perplessità rimane sulla possibilità di tenere il telefono a contatto con altri oggetti in tasca, vista l’ampia superficie che comunque può essere graffiata.
Non era possibile realizzare fotografie ma, mettendoli uno accanto all’altro, l’iPhone appare alto tanto quanto il Blackberry Pearl, con la stessa tonalità di nero e con una superficie leggermente maggiore: un centimetro più lungo e largo. Ultimissima nota: il tasto “home” alla base dell’apparecchio è leggermente incavato. All’accensione compare una mela bianca con riflessi metallo per circa un minuto.
Alla fine, sul privilegio del cronista di essere uno dei primissimi al mondo ad aver utilizzato di persona l’iPhone prevale la frustazione: dopo dieci minuti si esce e il telefono – purtroppo – non viene via con noi…
Nota:
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