L’errore 53 di iPhone potrebbe portare in tribunale Apple e addirittura avviare un’inchiesta dell’Unione Europea. Molti studi legali starebbero, infatti, valutando un’azione contro la scelta tecnica della Mela che blocca gli iPhone riparati presso centri non autorizzati. Ne parla The Guardian secondo il quale in ballo ci sarebbe il “Criminal Damage Act 1971”, un comma del codice civile in base al quale si viene puniti per il danneggiamento di una proprietà altrui e possibili infrazioni alle leggi di tutela dei consumatori.
Gli estremi del caso sono noti. Con gli iPhone dal 5s in poi se il tasto home si rompeva, era possibile far cambiare il componente in negozi di terze parti perdendo però la funzionalità dell’impronta digitale; il dispositivo rimaneva ad ogni modo aggiornabile. Con gli ultimi update del sistema operativo, Apple ha integrato una funzione che verifica il legame univoco tra Touch ID e telefono impostato in fabbrica, rendendo impossibile la sostituzione del solo tasto. O meglio: rendendo il telefono inutilizzabile quando viene attuata questa procedura, con la comparsa, appunto, di un errore 53 che impedisce di utilizzare il telefono per sempre.
Un portavoce di Apple ha spiegato che la riparazione non può essere effettuata sostituendo solo il Touch ID per via dell’architettura di sicurezza denominata Secure Enclave, sviluppata per proteggere i dati relativi al codice e alle impronte digitali. “I dati delle impronte” ha spiegato il portavoce della Mela, “sono protetti con il Secure Enclave associato in modo univoco al sensore Touch ID. Quando l’iPhone è riparato in un centro di assistenza autorizzato da Apple o un negozio al dettaglio di Apple, l’associazione è ri-convalidata. Questo controllo assicura che il dispositivo e le funzionalità di iOS concernenti il sensore touch ID rimangano sicure. Senza questa associazione univoca, il sensore potrebbe essere sostituito consentendo a terze parti di ottenere accesso a Secure Enclave. Se iOS individua la mancata associazione, le funzionalità legate al touch ID, inclusa Apple Pay, sono disattivate in modo che il dispositivo resti al sicuro”.
La risposta di Apple alle ragioni di sicurezza, pur comprensibili, appare ai più troppo severa. Engadget evidenzia che Apple potrebbe semplicemente disattivare la possibilità di usare le impronte digitali come mezzo di riconoscimento, offrendo comunque la possibilità di usare le varie funzioni del telefono, senza bisogno di bloccare completamente il dispositivo. Del resto questo accadeva anche in precedenza e, pare, solo da iOS 9 sia stata applicata l’azione di blocco totale del telefono. Il sospetto dei più è che questo accada per obbligare gli utenti a ricorrere alle riparazioni autorizzate di un laboratorio certificato da Apple che potrebbe arrivare ad applicare un costo fino a 330 euro (giacché il telefono di fatto viene sostituito per riparazioni come quella a un Touch ID) al contrario dei prezzi praticati da laboratori privati che fino a ieri hanno sostituito il tasto Touch ID con un tasto standard.
Un penalista del Regno Unito ha spiegato al Guardian che disattivare l’iPhone “potrebbe potenzialmente configurarsi come un reato” ai sensi del Criminal Damage Act del 1971 che si occupa della distruzione di proprietà; lo studio legale PVCA di Seattle ha fatto sapere che intende avviare una class action affermando che la Mela starebbe violando le normative a tutela dei consumatori obbligando gli utenti a usufruire dei soli servizi per la riparazione autorizzati da Apple.
«Riteniamo – si legge sul sito dello studio legale americano – che Apple potrebbe avere intenzionalmente spinto i clienti a usare i suoi servizi di riparazione che costano molto di più della maggior parte dei laboratori di terze parti. C’è un incentivo per Apple nell’impedire che i clienti cerchino di trovare metodi alternativi per riparare i suoi prodotti. Mettiamola in questo modo: qualcuno compra un’automobile e chiede a un meccanico di riparare l’alternatore. Nella strategia di Apple, l’auto non si avvierà più perché non l’avete portata in un’officina autorizzata. Quel che fa Apple è disabilitare interamente la vostra autovettura perché avete cercato di ripararla autonomamente. Questo è sbagliato».
«È difficile comprendere – ha detto il barrister Richard Colbey dello studio legale Lamb Chambers – un avvocato di alto livello che opera di fronte alle corti superiori – come qualche cosa possa smettere di funzionare in questo modo possa essere definitivo di una qualità accettabile, giacché una degli elementi fondanti di questo attributo è la longevità del dispositivo. La legge dice che una persona che senza una ragione legale distrugge o danneggia una proprietà intenzionalmente o opera in maniera imprudente determinando un danno o la distruzione di un bene, commette un’infrazione». Secondo Colbey è probabile che Apple abbia infranto con questa operazione le leggi di tutela dei consumatori e, appunto, anche i commi del Criminal Damage Act 1971.
È altrettanto probabile che se Apple non dovesse correggere la sua “novità” tecnica, sostiene The Guardian, ci saranno non solo molteplici battaglie legali, ma saranno avviate anche indagini della commissione europea.