In Australia è stata inflitta una multa da 9 milioni di dollari ad Apple per il problema dell’errore 53 che era in passato mostrato facendo riparare l’iPhone presso centri non autorizzati, sostituendo il Touch ID.
Gli estremi del caso sono noti. Con gli iPhone dal 5s in poi se il tasto home si rompeva, era possibile far cambiare il componente in negozi di terze parti perdendo però la funzionalità dell’impronta digitale; il dispositivo rimaneva ad ogni modo aggiornabile. In successivi update del sistema operativo, Apple aveva integrato una funzione che verificava il legame univoco tra Touch ID e telefono impostato in fabbrica, rendendo impossibile la sostituzione del solo tasto. O meglio: rendendo il telefono inutilizzabile quando era attuata questa procedura, con la comparsa, appunto, di un errore 53 che impediva di utilizzare il telefono.
Da iOS 9.3.1 in poi, Apple ha risolto il problema, eliminando il meccanismo di verifica sul componente sostituito. La Casa di Cupertino aveva spiegato che il meccanismo di controllo era legato a funzionalità di sicurezza attivate alla presenza di un modulo Touch ID “non identificato o imprevisto”. Un’apposita pagina dedicata l’argomento spiega anche come risolvere nel caso si incorra nella problematica.
Secondo l’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC), però, Apple ha negato ai clienti australiani la possibilità di riparare i dispositivi nei negozi di terze parti, non offrendo loro alternativa a quanti vedevano comparire il messaggio. L’ACCC ha sostenuto che “clienti e consumatori sono liberi di usare schermi di altri riparatori “fintantoché la riparazione non danneggia il sottostante sistema del telefono”.
Oltre alla multa da 9 milioni di dollari, Apple ha dovuto fornire rassicurazioni, impegnandosi a non perpetrare questo genere di condotta in futuro. In una dichiarazione, Apple ha ribadito il proprio impegno con il mercato australiano, spiegando che continuerà a fare il possibile per garantire l’eccellente servizio ai clienti.
Ricordiamo che una simile causa legale si è risolta positivamente per Apple negli Stati Uniti. Un giudice chiamato a decidere se Apple dovesse offrire rimborsi per riparazioni e sostituzioni agli utenti interessati dal problema aveva decretato che Cupertino aveva prontamente assistito i propri clienti respingendo tutte le accuse di “pubblicità ingannevole” spiegando che «se una società realizza un prodotto non significa che automaticamente conosce tutti i suoi potenziali difetti di progettazione».