Eric Schmidt amministratore delegato di Google dal 2001 al 2011 e da allora presidente del consiglio di amministrazione, ha lasciato Alphabet, l’azienda sotto il cui cappello si trova Google.
Schmidt, che era stato scelto come CEO di Google nel 2001, ha lasciato il suo ruolo di consulente tecnico a febbraio. A riferirlo è C-net spiegando che con l’uscita terminano i 19 anni di lavoro in Google, chiamato a supervisionare il lavoro degli allora giovani fondatori dell’azienda, Larry Page e Sergey Brin. L’uscita di Schmidt avviene a tre anni da quando si era dimesso da presidente esecutivo, senza più alcun ruolo operativo.
L’uscita di Schmidt segna una nuova evoluzione per Google: prima il passo indietro dei fondatori, poi la scelta di Sundar Pichai come nuovo CEO, poi la sostituzione del legale di lungo corso David Drummond e ora un nuovo scossone, senza alcun annuncio ufficiale.
Schmidt, non sta ovviamente con le mani in mano ma per lui è previsto un posto al Pentagono. Si vocifera da tempo di n ruolo nel Defense Innovation Board che opera con le forze militari USA; l’ex Google è, tra le altre cose, presidente del National Security Commission on Artificial Intelligence e anche una commissione a New York per modernizzare le offerte statali di Internet, apprendimento remoto e telemedicina nell’ambito degli interventi di soccorso post-coronavirus.
Schmidt ha una visione tutta sua di privacy e gestione dati degli utenti. Nel 2009 alla domanda se era possibile fidarsi di Google come “un amico di cui ci si può fidare”, rispose: “Se avete qualcosa che non volete far sapere a nessuno, forse in primo luogo non dovreste farla”, ammettendo in altre parole che in alcuni casi Google è costretta a rilasciare i dati personali degli utenti alle autorità che li richiedono.
L’ingegnere e businessman arrivò a Google alla fine degli anni ’90. All’epoca i due fondatori Sergei Brin e Larry Page stavano cercando di vendere la loro creatura ad aziende più grandi, come Excite ma quest’ultima rifiutò l’acquisizione per 1 milione di dollari e persino per 750mila dollari. Nel 2001 Schmidt diventò Chief operating officer e trasformò Google in una società per azioni, lanciando un’offerta al pubblico dei titoli (IPO) per quotarsi sul mercato regolamentato e da allora è stata una crescita senza fine.
Tra le vicende oscure da ricordare di Schmidt, l’accordo con Steve Jobs e Adobe, una sorta di patto di non belligeranza, con il quale tutti si impegnavano a non rubarsi a vicenda i dipendenti migliori, un modus operandi che, si è scoperto in seguito, è stato adottato anche da Intel, Pixar, Lucas Film, PayPal e tanti altri big del settore.