Epic Games ha versato 6 milioni di dollari nelle casse della Mela, come ordinato dalla giudice al termine del lungo procedimento giudiziario che ha visto contrapposte Apple ed Epic.
A riferire del versamento è Tim Sweeney, CEO di Epic, in un tweet. Nella sentenza arrivata al termine dello sconto tra le due aziende è stato stabilito che Apple non può vietare l’uso di sistemi di pagamento alternativi (scavalcando l’App Store) ma anche che Cupertino non ha operato in una condizione illegale di monopolio ed Epic deve versare quanto stabilito dal contratto come sviluppti firmato con Apple (il 30% dei 12 milioni di dollari guadagnati nel periodo preso in esame, aggirando l’App Store).
ll CEO di Epic subito dopo la sentenza aveva fatto capire di non essere soddisfatto (“non è da considerarsi una vittoria per gli sviluppatori e per gli utenti”) spiegando che avrebbe combattuto.
Benché Apple abbia rimosso Fortnite dall’App Store, subito dopo che Epic ha cominciato a violare le regole per gli acquisti in-app, Epic Games ha continuato a riscuotere pagamenti da utenti che avevano già installato l’app e hanno continuato a usarla.
Epic has paid Apple $6,000,000 as ordered by the court. pic.twitter.com/trulCfjE9S
— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) September 13, 2021
Epic ha dovuto versare il 30% dei 12 milioni di dollari guadagnati nel 2020, più il 30% delle revenue raccolte dal 1° novembre 2020 fino alla data della sentenza, oltre agli interessi, elementi che – sommati insieme – spiegano la cifra di 6 milioni di dollari.
Epic ha presentato ricorso contro la sentenza, e la disputa tar le due aziende non è dunque ancora finita. Anche Apple ha la possibilità di appellarsi contro quelle parti della sentenza che obbligano Cupertino a consentire meccanismi di pagamento in-app esterni all’App Store.
Ricordiamo che la causa madre relativa alle commissioni del 30% e ai metodi di pagamento alternativi è quella che vede contrapporti Epic ad Apple. Il processo vero e proprio tra le due società è iniziato il 3 maggio. Già altri importanti protagonisti della scena hanno fatto le proprie mosse collaterali, tra queste Microsoft e Google. Tutti gli sviluppi della vicenda sono disponibili da questa pagina.